Eh ragazzi, l’estate è finita. Eccoci qua sul nostro bel piatto di cassÅ“la, un bel polentìn e via a metter su la grassa per affrontare l’inverno. Si cercano i suoni adatti ad accompagnare questo uggioso periodo. Pronti via… digitiamo www.actmusic.com, settiamo “fare la spesa affamati” su “ON”, e scegliamo dal menù, ci son pure i saldi… Spicca su tutti la copertina (lugubre e sinistro rigetto probabilmente disegnato da Morticia Addams) di Wonderkammer XXL di Wollny (aggiungi al carrello), il fillandesissimo e freddissimo ma bellissimo nuovissimo dischissimo dei Tonbruket di Dan Berglund, contrabbassistissimo ex E.S.T. (aggiungi al carrello), qualche nome impronunciabile ugro-afgano-pakistan-nipponico (massì, aggiungi al carrello), un po’ di vocal Jazz a caso (aggiungi al carrell… no dai, lo sai che non ti piace!), e bon… ah no… ‘spetta… che è!?… Nel nuovo e pulito layout del sito di ACT, in un angolino, strizza l’occhio una copertina semplice, senza troppe pretese, bianca, con tre pupazzini gonfiabili verdi… Nur ein Trio, kleiner als man denkt. Saxofon/Bassklarinette, Posaune und Drums. Fehlt da was? Weniger macht mehr… Martin, non lo sai il tedesco, fattene una ragione… Switchato in inglese, ti schiarisci le idee.
Three Fall… mhmhmhmh… Three Fall… aaaah sì, li conosci già . Un trio giovanissimo e divertente che esordisce in ACT nella serie “young german jazz” con un tribute album dedicato ai Red Hot Chili Peppers, celebrato dallo stesso batterista Chat Smith che così twittò: “Young german jazz Best rhcp covers I’ve heard done yet!”… Sisi, ora ricordo: Lutz Streun al sax e clarinetto, Til Scheider al trombone e Sebastian Winne alla batteria. Hai subito pensato che un articolo sui Three Fall, sul blog Free Fall Jazz, ispirato a Free Fall fi Fimmy Fuffré fi fafeffe fatto fefifffimo. (Affunfi af faffello) (Continua a leggere)
I dottori ancora non si fidano a lasciarmi andare. Dicono che quello che ho scritto sul Festival finora è un buon passo avanti, ma non basta. Dicono che devo sputare il rospo bello intero… come una lavanda gastrica… dicono che è meglio se scrivo ancora. Dicono…
5 Luglio, Milano. Mi alzai prestissimo quella mattina. I postumi di una serata in birreria fecero rimbombare il trillare molesto della sveglia dentro la cassa cranica come se un neurone, ormai solitario e sconsolato, avesse suonato un gong gigante. Era l’alba… bisognava partire presto, evitare orari di punta e quindi il traffico e ingorghi vari; insomma, una partenza intelligente… Dopo due ore di coda sull’A1 mi sentii molto stupido.
Il mitico pandino, scalò il passo del Gran San Bernardo in gran scioltezza. Su su su e poi giù giù giù, diretti verso il Montreux Jazz Festival. (Continua a leggere)
È passato qualche giorno ormai. Due, tre, una settimana, un mese? Qui, al reparto di psichiatria intensiva, il tempo scorre inesorabile ma senza ritmo. I dottori mi suggeriscono di scrivere qualcosa. Dicono che mi farà bene. Una frase, un accenno… Ogni sforzo è vano. Ecco che appena inizio a ricordare qualcosa del festival, tutto sembra più bello e leggero, ma quando, guardandomi intorno allibito, scopro di non essere più tra la musica, le bancarelle e il lago, subito ritorno nello stato vegetativo in cui mi trovo da giorni. La sensazione è quella di avere uno Steinway sul petto. Credo però di aver fatto dei progressi. La terapia funziona… L’aver scritto “festival” senza cadere in un baratro di nichilismo cosmico è da considerarsi un gran successo. Dicono che se scrivo è meglio. Dicono che devo sforzarmi, dicono… (Continua a leggere)
Michael Wollny
Ho già parlato di Michael e del suo eccentrico trio, gli [em], tempo fa. Classe 1978, in ACT dal 2005, il giovane tetesco vanta molte collaborazioni e performance da leader per un totale di undici album (eggià , undici…). Nonostante l’ancora “breve” carriera, il suo nome riecheggia insieme ad epiteti come “grandioso”, “talentuoso”, “formidabile” e “leggendario” tra i corridoi della critica europea e internazionale. Un personaggio eclettico, ma molto alla mano; un’estetica e un linguaggio dal timbro indefinibile, spiazzante… profondo. Echo Jazz 2010, 2011 e 2013 per ‘Wasted & Wanted’ dei già citati [em]. In questa breve introduzione al personaggio, concedetemi una piccola curiosità : Soggy Loch (fondatore e presidente di ACT), in ogni sua intervista, maldestramente portato a parlare di Esjborn Svensson e della sua triste e prematura scomparsa, parla di Wollny come uno dei principali motivi per cui ancora oggi possiamo parlare di ACT e godere dei grandi artisti che ogni hanno offre sul piatto del sensibile ascoltatore. (Continua a leggere)