FREE FALL JAZZ

ACT Music's Articles

Foto di Bar Borsa        

Che bello il venerdì. Il venerdì è la fine della settimana e questo basta a renderlo un giorno speciale. Ma quel venerdì doveva essere ancora più speciale. Al conservatorio di Novara, era in programma un live del Trio di Vijay Iyer. A Novara, a 20 minuti di pandino; non in una lontana Nürgenbrigensbrunzhen a caso nel punto più remoto della Germania da casa mia. A Novara. Già mi vedevo, pieno di Bagna càuda, trasudante aglio e bello avvinazzato di un buon rosso delle Langhe a gustarmi il concerto di uno dei più estrosi e abili pianisti in circolazione.

E invece no: “Purtroppo a causa di uno sciopero dei trasporti aerei il Vijay Iyer Trio è bloccato a Bucarest e non riuscirà ad atterrare in tempo per la performance a Novara. Il concerto previsto per stasera all’Auditorium Cantelli è pertanto annullato. Serena, conservatorio di Novara”… Finii di bestemmiare dopo due ore. Vomitato addosso al prete mi slegai dal letto benedetto e scesi in garage gattonando all’indietro. Il pandino già mi aspettava scalpitando. Partii a fuoco. Arrivato al confine Slavo mi calmai. Decisi che l’operazione “Vai a prendere Vijay a Bucarest e portalo a Novara” doveva finire lì. Ripresi coscienza a poco a poco e appresi che di lì a due giorni avrebbe suonato al Bar Borsa di Vicenza. (Continua a leggere)

Eh ragazzi, l’estate è finita. Eccoci qua sul nostro bel piatto di cassÅ“la, un bel polentìn e via a metter su la grassa per affrontare l’inverno. Si cercano i suoni adatti ad accompagnare questo uggioso periodo. Pronti via… digitiamo www.actmusic.com, settiamo “fare la spesa affamati” su “ON”, e scegliamo dal menù, ci son pure i saldi… Spicca su tutti la copertina (lugubre e sinistro rigetto probabilmente disegnato da Morticia Addams) di Wonderkammer XXL di Wollny (aggiungi al carrello), il fillandesissimo e freddissimo ma bellissimo nuovissimo dischissimo dei Tonbruket di Dan Berglund, contrabbassistissimo ex E.S.T. (aggiungi al carrello), qualche nome impronunciabile ugro-afgano-pakistan-nipponico (massì, aggiungi al carrello), un po’ di vocal Jazz a caso (aggiungi al carrell… no dai, lo sai che non ti piace!), e bon… ah no… ‘spetta… che è!?… Nel nuovo e pulito layout del sito di ACT, in un angolino, strizza l’occhio una copertina semplice, senza troppe pretese, bianca, con tre pupazzini gonfiabili verdi… Nur ein Trio, kleiner als man denkt. Saxofon/Bassklarinette, Posaune und Drums. Fehlt da was? Weniger macht mehr… Martin, non lo sai il tedesco, fattene una ragione… Switchato in inglese, ti schiarisci le idee.

Three Fall… mhmhmhmh… Three Fall… aaaah sì, li conosci già. Un trio giovanissimo e divertente che esordisce in ACT nella serie “young german jazz” con un tribute album dedicato ai Red Hot Chili Peppers, celebrato dallo stesso batterista Chat Smith che così twittò: “Young german jazz Best rhcp covers I’ve heard done yet!”… Sisi, ora ricordo: Lutz Streun al sax e clarinetto, Til Scheider al trombone e Sebastian Winne alla batteria. Hai subito pensato che un articolo sui Three Fall, sul blog Free Fall Jazz, ispirato a Free Fall fi Fimmy Fuffré fi fafeffe fatto fefifffimo. (Affunfi af faffello) (Continua a leggere)


Come già sapete, il 4 luglio prossimo prende il via il 47esimo Montreaux Jazz Festival, uno degli eventi Jazz (e dintorni) più attesi e conosciuti dell’anno. Free Fall Jazz sarà presente alla seconda serata: The ACT Night. Eccovi la line-up, due righe sui tre artisti che andranno in scena, giusto per stuzzicare un po’ la vostra curiosità o uccidervi di noia se già siete sul pezzo.

Michael Wollny
Ho già parlato di Michael e del suo eccentrico trio, gli [em], tempo fa. Classe 1978, in ACT dal 2005, il giovane tetesco vanta molte collaborazioni e performance da leader per un totale di undici album (eggià, undici…). Nonostante l’ancora “breve” carriera, il suo nome riecheggia insieme ad epiteti come “grandioso”, “talentuoso”, “formidabile” e “leggendario” tra i corridoi della critica europea e internazionale. Un personaggio eclettico, ma molto alla mano; un’estetica e un linguaggio dal timbro indefinibile, spiazzante… profondo. Echo Jazz 2010, 2011 e 2013 per ‘Wasted & Wanted’ dei già citati [em]. In questa breve introduzione al personaggio, concedetemi una piccola curiosità: Soggy Loch (fondatore e presidente di ACT), in ogni sua intervista, maldestramente portato a parlare di Esjborn Svensson e della sua triste e prematura scomparsa, parla di Wollny come uno dei principali motivi per cui ancora oggi possiamo parlare di ACT e godere dei grandi artisti che ogni hanno offre sul piatto del sensibile ascoltatore. (Continua a leggere)


Da quando sono un “appassionato di jazz” il nome Montreux si affianca spesso agli ascolti più illustri, avvolgendosi in un’aurea di solenne rispetto. Per la mia ancora acerba esperienza, spiccano su tutti i nomi di Charles Lloyd, Bill Evans, Miles Davis, Count Basie, Charlie Mingus, Archie Shepp, John McLaughlin, Billy Cobham, Joao Gilberto, Tom Jobim, Stevie Ray Vaughan, Abdullah Ibrahim, Chick Corea, Herbie Hancock, Bireli lagrene e i Green Day (Chi!!? Ma che minchia dici?! – Beh, ci sono nel programma di quest’anno… – E che michia è!? “Trova l’intruso” della Settimana Enigmistica??!) e molti altri ancora.

Dal 1967, grazie all’idea di un lungimirante impiegato dell’ufficio turistico appassionato di Jazz (stiamo parlando del da poco compianto Claude Nobs), Montreux si trasforma in una festa colarata e sonante. Un festival per l’esattezza. Una sorta di valhalla per gli appassionati di jazz. Una meta, per noi europei, quasi inarrivabile, irraggiungibile, distante una traversata Atlantica. Già, l’Atlantico: l’oceano delle grandi navi e delle loro big band. Un viaggio dall’altra parte del mondo… Prendere il biglietto, fare scalo, ore e ore di aereo per atterr… come!? Montreux…  mh… Ah, in Svizzera!? Ah, a tre ore e mezza di pandino? Ah… vabbeh, senti… fammi disdire il volo va’… (Continua a leggere)

Lo scorso 26 Aprile, in quello che ho personalmente rinominato Funky Friday, esce ‘Teamwork’, l’ultimo progetto della Funk Unit di Nils Landgren. Dopo ‘Funk For Life’ (2010), ‘Licence To Funk’ (2007), ‘Funky ABBA’ (2004), ‘Fonk Da World’ (2001) e il mitico ‘Paint It Blue’ (1996), il trombettista svedese  richiama a sé una unit d’altissimo livello, per far “pompare nelle casse” un po’ di quel funk jazz esplosivo che ha tanto segnato il cammino del Red Horn svedese (concedendosi anche dei progetti molto diversi tra loro), tanto da produrre per ACT i giovani Mo’ Blow, eredi legittimi della Funk Unit.

Nils Landgren (trombone & vocals), Magnum Coltrane Price (bass & vocals), Magnus Lindgren (woodwinds & vocals), Jonas Wall (woodwinds & vocals) Sebastian Studnitzky (keyboards & trumpet), Andy Pfeiler (guitar & vocals), Robert Ikiz (drums) sono la Funk Unit che la stessa ACT (invero non particolarmente avvezza alle sonorità funky, accezzion fatta per la Funk Unit e i Mo’Blow, appunto) definisce così: “this might well be the best Funk Unit that Nils Landgren has had gathered around him since 2010: technically outstanding, this is a group of team players who combine well with a great groove connection”. (Continua a leggere)

Giovedì 25 Aprile 2013, 316 km in 7 ore di macchina affrontando maltempo, irti (ma famigliari) passi alpini e code per lavori in corso come non ci fosse un domani. Meno male che il pandino 4×4 è una certezza. Sali su un passo, scendi giù per la valle, sali su un altro passo, fermati in dogana (sì, la dogana: “Was Sie bringen in Switzerland?!”), entra in Svizzera, esci dalla Svizzera, entra in Germania, c’è coda, bestemmie pesanti, fa caldo, check-in, doccia, risali in macchina perché l’albergo più economico che hai trovato è a 30 km dal concerto, imposta il navigatore: Singen, Baden Wüttemberg, Deutschland.

Poco male: sono in anticipo. Mi faccio un girettino nella piccola e caratteristica cittadella nei pressi del Lago dei Quattro Cantoni. Vicino al GEMS, il teatro dove ci sarà lo spettacolo, c’è un ristorante. La voglia improvvisa di una bella schweineschnitzel con un bel birrozzo di quelli che dico io prende il sopravvento e, senza pensarci più di tanto, eccomi al tavolo, pronto ad ordinare. “Mi scusi, ma questo tavolo è riservato”, puntualizza l’oste, ma ritratta subito con molta gentilezza: “Ma va bene comunque dai, sono solo in due: se per lei non è un problema…”. Nessun problema, ci mancherebbe. (Continua a leggere)

“A Miracle”, “A great work of art”, “A world-class singer” – così venivano acclamati e osannati dalla critica internazionale ‘Voyge’ e ‘Same Girl’, quest’ultimo premiato nel 2011 con il Prix du Jazz Vocal in Francia e con l’ECHO in Germania. Youn Sun Nah, classe 1969, coreana di nascita, parigina d’adozione, non sbaglia un colpo. Ormai colonna portante del catalogo ACT (‘Same Girl’ vende 150.000 copie, numeri da far invidia anche all’industria pop, di questi tempi), può vantare una camaleontica capacità di intendere ed esprimere la musica senza confini geografici e stilistici. Carillon, musica tradizionale coreana, nujazz, fino ad arrivare ai Metallica (dei quali ha ripreso, su ‘Same Girl’, ‘Enter Sandman‘): Nah modella la voce, ora potente, ora calda, ora acuta e tagliente, portando il pubblico in un susseguirsi di sensazioni diverse per ogni pezzo, coinvolgendolo in una comunicazione commovente e potente allo stesso tempo.  (Continua a leggere)