FREE FALL JAZZ

Ulysses Owens è il giovanissimo batterista che da un po’ di tempo accompagna Christian McBride, sia nel quintetto Inside Straight che nell’orchestra che nel neonato piano trio. Era quasi ovvio che un mentore tanto importante avrebbe condotto, prima o poi, ad un contratto discografico, ed infatti ecco ‘Unanimous’, un debutto all’insegna di classico vigoroso post-bop della varietà più swingante, in una decina di brani suonati da organici variabili. Oltre all’ovvio McBride infatti sono della partita il bravissimo pianista Christian Sands, alla sua primissima registrazione, Nicholas Payton alla tromba, Jaleel Shaw al contralto e Michael Dease al trombone, organizzati in formazioni variabili dal trio al sestetto. Le coordinate sonore, come a questo punto avrete capito, sono quelle di un mainstream moderno e senza fronzoli, con forti richiami all’hard bop fumigante dei Jazz Messengers. Se cercate l’originalità ad ogni costo, andate pure oltre. Altrimenti siete i benvenuti, perché Owens e i suoi colleghi praticano la materia con scioltezza e tanta proprietà di linguaggio. E di certi suoni, da queste parti, non se ne ha mai abbastanza…

Si comincia con la robusta ‘Good & Terrible’, un pezzo di Michael Dease dove il sestetto suona a pieno regime nello spirito dei Jazz Messengers anni ’60, quelli con tre fiati in frontline. Si tratta di un bel brano multisezione con lunghi e scorrevoli assolo intrisi di blues e un bel ritmo deciso e swingante. ‘Con Alma’, il classico di Gillespie,vede ottimi arrangiamenti d’insieme che sostengono il bel solo di trombone e quello, davvero splendido, di tromba: Payton elabora una serie di magnifiche variazioni in crescendo che da sole valgono il prezzo del biglietto, mentre il pianoforte esce dai confini seguendo traiettorie più tortuose, allargando gli orizzonti del brano. Altri pezzi noti, ma mai troppo sfruttati, sono ‘ESP’ di Wayne Shorter e ‘Party Time’ di Lee Morgan, con un Payton di nuovo strepitoso e in grado di portare alla luce il blues implicito nella prima e di astrarre, al contrario, quello bruciante della seconda. La parte finale del disco vede all’opera il trio Sands-McBride-Owens, alle prese con due standard (‘Cherokee’ e ‘You Make Me Feel So Young’) e un originale di McBride (‘Cute And Sixy’). In tutti e tre esplode il pianoforte del ventunenne Sands, che ricorda Art Tatum e McCoyTyner filtrati attraverso il gusto moderno ed eclettico di Jason Moran.

Ottimo album d’esordio che, per usare metafore trite, “porta nuova linfa all’albero della classicità”. Ma a noi questi discorsi da vecchio brontolone non piacciono, quindi bando alle ciance e se fin qui siete stati convinti compratevi ‘Unanimous’, che di bravi batteristi figli di Roy Haynes e Billy Higgins c’è sempre bisogno.
(Negrodeath)

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