Proprio ieri il buon Arthur Blythe ha compiuto 75 anni. Capita a fagiolo il ritrovamento di questo magnifico concerto in quel di Montreaux: una formazione stellare che, oltre a Blythe, comprende Chico Freeman (tenore), Paquito D’Rivera e Joe Ford (contralto), McCoy Tyner (piano), John Blake (violino), Avery Sharpe (contrabbasso) e Ronnie Burrage (batteria). Da non perdere!
I dottori ancora non si fidano a lasciarmi andare. Dicono che quello che ho scritto sul Festival finora è un buon passo avanti, ma non basta. Dicono che devo sputare il rospo bello intero… come una lavanda gastrica… dicono che è meglio se scrivo ancora. Dicono…
5 Luglio, Milano. Mi alzai prestissimo quella mattina. I postumi di una serata in birreria fecero rimbombare il trillare molesto della sveglia dentro la cassa cranica come se un neurone, ormai solitario e sconsolato, avesse suonato un gong gigante. Era l’alba… bisognava partire presto, evitare orari di punta e quindi il traffico e ingorghi vari; insomma, una partenza intelligente… Dopo due ore di coda sull’A1 mi sentii molto stupido.
Il mitico pandino, scalò il passo del Gran San Bernardo in gran scioltezza. Su su su e poi giù giù giù, diretti verso il Montreux Jazz Festival. (Continua a leggere)
Michael Wollny
Ho già parlato di Michael e del suo eccentrico trio, gli [em], tempo fa. Classe 1978, in ACT dal 2005, il giovane tetesco vanta molte collaborazioni e performance da leader per un totale di undici album (eggià , undici…). Nonostante l’ancora “breve” carriera, il suo nome riecheggia insieme ad epiteti come “grandioso”, “talentuoso”, “formidabile” e “leggendario” tra i corridoi della critica europea e internazionale. Un personaggio eclettico, ma molto alla mano; un’estetica e un linguaggio dal timbro indefinibile, spiazzante… profondo. Echo Jazz 2010, 2011 e 2013 per ‘Wasted & Wanted’ dei già citati [em]. In questa breve introduzione al personaggio, concedetemi una piccola curiosità : Soggy Loch (fondatore e presidente di ACT), in ogni sua intervista, maldestramente portato a parlare di Esjborn Svensson e della sua triste e prematura scomparsa, parla di Wollny come uno dei principali motivi per cui ancora oggi possiamo parlare di ACT e godere dei grandi artisti che ogni hanno offre sul piatto del sensibile ascoltatore. (Continua a leggere)