FREE FALL JAZZ

Ornette Coleman's Articles

Questo articolo è stato pubblicato su Musica Jazz di Luglio dello scorso anno e qui lo ripresentiamo nella sua forma originale (peraltro bozza pressoché integralmente pubblicata dopo piccole necessarie correzioni di cui ho tenuto conto). Come per le altre occasioni  ho aggiunto i link dei brani citati a supporto della lettura, cosa che ovviamente su cartaceo non è possibile fare.

Ringrazio il direttore della rivista Luca Conti per la gentile concessione.

Riccardo Facchi

Ci sono vocaboli nella narrazione del jazz che sono a dir poco abusati, veri e propri stereotipi utilizzati in modo eccessivo e talvolta improprio. Uno dei più battuti è certamente il termine “rivoluzione” e sarebbe difficile rintracciare chi non abbia visto un qualsiasi scritto che parli del tema Free Jazz senza vedere dopo poche righe quel termine, peraltro stimolato e in parte giustificato dalla forte connotazione socio-politica di cui si è tinto negli anni ’60, legata alla cosiddetta “protesta nera”. Qualcosa di analogo successe peraltro già nel dopoguerra col be-bop (per certi versi fase musicalmente ancor più “rivoluzionaria”), quasi che si trattasse di eventi in musica improvvisi e traumatici capitati tra capo e collo, disegnando scenari di rottura netta col passato e relativa tradizione, invecchiando così istantaneamente qualsiasi cosa prodotta in precedenza. (Continua a leggere)

Ricordo ancora come fosse ieri il mio primo acquisto di un suo LP, incuriosito dopo aver letto da buon neofita su “Jazz” di Polillo la sua monografia. Fui fortunato, perché trovai subito una edizione originale rara del concerto registrato alla Town Hall in trio con David Izenzon al basso e Charles Moffett alla batteria per la ESP, nel 1962, giusto prima del suo lungo ritiro dalle scene sino al 1965. (Continua a leggere)

All’inizio sembrava una bufala, ma poi la conferma è arrivata prima da musicisti come Christian McBride, e poi infine dal New York Times: Ornette Coleman è morto per un arresto cardiaco questa mattina, a Manhattan. (Continua a leggere)

Nella pila dei “da recensire”, anzi, “da ascoltare”, figura pure ‘New Vocabulary’, l’ultima uscita di Ornette Coleman (dicembre 2014). (Continua a leggere)

Questa settimana ci sentiamo in vena di festeggiamenti. In realtà in giro succedono cose brutte, ma proprio per questo meglio pensare a quelle belle, come ai grandi musicisti ormai venerabili che non smettono di creare e guardare avanti. (Continua a leggere)

Questa session del 1967 esce dai soliti parametri del catalogo Blue Note di quegli anni. Questo dovuto alla presenza di Ornette Coleman, qui solo alla tromba, che riuscirà anche a sdoganare la “new music”, registrando nei due anni seguenti un paio di dischi per la suddetta etichetta. Ma anche e soprattutto alla scrittura di Jackie McLean, molto più avanguardistica del suo collega nel brano di apertura: “Lifeline” è una suite, divisa in 4 movimenti, che occupa tutta la prima facciata, dove si intersecano call and response, note tenute, la tromba sbilenca di Ornette, armonie e linee melodiche complesse, fino a echi blues. Blues da dove i nostri discendono. Gli altri componenti (il pianista Lamont Johnson, il batterista Billy Higgins e Scott Holt al basso) assecondano le intenzioni e le idee dei nostri, puntualizzando sempre con un’ampia varietà di colori il pezzo. Sembra che McLean sia un freeman, facendo il verso a Ornette, mentre quest’ultimo, oltre a trasportare alla tromba le sue idee sviluppate sul sax, cita anche Don Cherry. (Continua a leggere)

La settimana scorsa l’IFC Center di Manhattan, forse il più famoso cinema indipendente del mondo, ha ospitato un piacevole ripescaggio: la proiezione del documentario ‘Ornette: Made In America’, realizzato nel 1985 da Shirley Clarke (che dovreste ricordare per ‘The Connection‘) e dedicato ovviamente al sassofonista di ‘The Shape Of Jazz To Come’.

La pellicola è stata completamente restaurata in digitale e, nella speranza di poterne presto godere in versione DVD (annunciata vagamente in arrivo per il prossimo inverno, ma la buona notizia è che dovrebbe esserci persino il Blu Ray), vi lasciamo con un piccolo assaggio.

Dopo l’ottimo Sun Ra, riprendiamo Picture This con un altro video tratto dal festival giapponese Live Under The Sky. Stavolta l’anno è il 1986 (26 Luglio), e sul palco troviamo Ornette Coleman accompagnato dalla sua Prime Time Band. Il brano proposto è ‘Dancing In Your Head’, che in realtà si rifà all’omonimo disco del ’75 riprendendo la melodia del ‘Theme From A Symphony’ (per la cronaca, sempre con il titolo di ‘Dancing In Your Head’, lo stesso tema era stato ripreso nel 1984 in versione electro-funk da Jamaaladeen Tacuma, che, sebbene qui assente, della Prime Time è stato per anni bassista).