FREE FALL JAZZ

un afro cuban al dodici's Articles

Tito Puente

Alla prima parte

Si sarà notata la mancanza sino ad ora nella trattazione, di figure come Xavier CugatOrestes Lopez (considerato l’inventore del “danzon de ritmo nuevo”, alla base del mambo) Arsenio Rodriguez (il creatore del “diablo”, contrappunto musicale anch’esso componente del mambo) e di Perez Prado, colui che mise insieme gli elementi precedentemente citati ed è noto comunemente come il “Re del Mambo”. (Continua a leggere)

Questo articolo dedicato alla diffusissima influenza sul jazz dei ritmi latini (con sostanziale esclusione della componente brasiliana che meriterebbe per l’importanza indubbia un saggio a sé), e in particolare di quella afro-cubana, è la revisione e l’ampliamento di quello già comparso un paio di anni fa sulle colonne del portale Tracce di Jazz. Sono stati aggiunti alcuni protagonisti di cui mi ero completamente scordato (sono sicuro che ne mancherà ancora qualcuno) e che andavano come minimo citati. Inoltre in  coda all’articolo ho ampliato il discorso sul “ramo cubano” cercando di dare un minimo di ricostruzione storica circa i protagonisti della musica cubana anche ben prima della fusione col jazz. Anche in questo caso, come per il saggio dedicato a Stevie Wonder, si tratta in realtà di un work in progress che prelude ad altri possibili futuri ampliamenti. L’aggiunta di molti link musicali permette, per chi lo volesse, di associare l’ascolto alla lettura. Per favorire quest’ultima si è pensato di dividere il lungo scritto in due parti, di cui la seconda verrà pubblicata a seguire.

R.F.

Alla seconda parte

Il jazz è una musica che nel suo percorso si è in qualche modo “globalizzata”, mostrando una peculiare capacità di espandersi, fagocitando ed elaborando materiali musicali dalle più varie provenienze, modificandosi progressivamente anche in funzione del luogo geografico in cui si è venuto a sviluppare, inglobando, almeno in parte, le relative tradizioni culturali, caratterizzandosi quindi per una interessante forma di sincretismo musicale.

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Vi abbiamo parlato di Yosvany Terry in occasione del suo eccellente ultimo album da studio, oggi ve lo riproponiamo dal vivo all’edizione 2011 dell’AfrolatinFiest, nell’elegante quartiere Palermo di Buenos Aires.


Citiamo un vecchio classico dei videogiochi per introdurre il Picture This di oggi, che, come avrete intuito, raccoglie due video del grande Dizzy Gillespie.

Il primo ce lo mostra giovanissimo con orchestra al seguito: è il 1947, e ‘Salt Peanuts’ è destinata a diventare un classico senza tempo. Di sicuro si tratta di una delle testimonianze filmate più antiche in circolazione del trombettista.

Il secondo video ci porta avanti nel tempo di una dozzina d’anni: ‘Manteca’, pur composta alla fine degli anni ’40, è qui proposta in una ripresa del 1959, quando ormai lo stile “latino” del nostro è già ben riconoscibile. Completano il quintetto Leo Wright (sax), Junior Mance (piano), Art Davis (basso) e Teddy Stewart (batteria).

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‘Ninety Miles’ è il bellissimo progetto di Christian Scott, Stephon Harris e David Sanchez assieme a vari musicisti cubani di cui già vi abbiamo parlato mesi fa. La Concord Records torna sul luogo del delitto, ovvero la performance del gruppo al festival Cubadisco in quel di Cuba (appunto), e lo pubblica il 25 settembre esclusivamente in formato digitale. Peccato, perché un bel cd+dvd ci stava bene, vista la qualità dell’antipasto che la Concorde Records ci propone…


Per chi scrive Kenny Garrett è sempre stato una sorta di grande incompiuto. Sassofonista di doti tecniche indiscutibili e grande riconoscibilità, compositore interessante e dotato di eccellenti intuizioni melodiche, non è forse mai riuscito come leader a fare il suo disco definitivo, complice una certa esecrabile tendenza allo smooth jazz e ad esangui contaminazioni world un po’ facilone. ‘Seeds From The Underground’, secondo album per Mack Avenue a quattro anni dall’incandescente live a tutto funk ‘Sketches Of MD’, ci mostra un Kenny a pieni giri alle prese col suo robustissimo post-bop. La formazione è molto affiatata: su tutti spicca l’eccellente piano di Benito Gonzalez che riecheggia molto McCoy Tyner e Danilo Perez, mentre il percussionista Rudy Bird dà una bella connotazione latineggiante a gran parte dei brani. Detto questo, detto della performance di gruppo, ovviamente stellare, occorre pure dire che non tutto è perfetto, purtroppo. Abbiamo autentiche palle di cannone come ‘Boogety Boogety’ e ‘J.Mac’, travolgenti eruzioni post-bop dove lo stile proprio di Garrett emerge in forma smagliante: melodie fresche ed ispirate, assoli acrobatici dallo sviluppo sempre imprevedibile ed originale, un vigore ritmico inarrestabile. (Continua a leggere)