FREE FALL JAZZ

caraibi e macumbe's Articles

Il Carnevale si avvicina, anzi, è proprio dietro l’angolo. Etienne Charles, che non sembra il tipo da starsene con le mani in mano (a differenza di chi scrive, che non ha ancora avuto tempo di ascoltare per bene e recensire l’ultimo ‘San José Suite’), ha passato quattro mesi compiendo nuove ricerche etnomusicali sulle tradizioni di Trinidad mettendo a frutto una Guggenheim Fellowship For Music Composition. (Continua a leggere)

Questo scritto è stato pubblicato su Musica Jazz di febbraio dello scorso anno e qui presentato, come già in altre occasioni analoghe, nella sua forma originaria, completo ove possibile di link musicali e riferimenti discografici inseriti nel testo. Ringraziamo il direttore di Musica Jazz Luca Conti per l’assenso informale alla pubblicazione.

Buona lettura

R.F.

Siamo in un periodo storico nel quale spesso si parla, a volte anche abusandone, di “contaminazioni”, per sottolineare una tendenza attuale del jazz e delle musiche improvvisate più in generale, alla fusione di una molteplicità di linguaggi musicali, anche geograficamente distanti e profondamente diversi tra loro. Pensando però bene al significato del termine, ci si rende conto che esso viene utilizzato ad esempio nelle scienze naturali per indicare la presenza di un agente inquinante verso un supposta “purezza” ambientale. Applicarlo ad un linguaggio musicale, e nel caso specifico al contesto jazzistico, può essere quanto meno contraddittorio, poiché il jazz, per sua natura e per sua stessa genesi, è una forma musicale intrinsecamente “spuria”, la cui forza propulsiva e innovatrice si è sempre manifestata proprio dall’incontro non artificioso tra etnie e relative culture musicali. (Continua a leggere)

Nell’attesa di ascoltare il nuovo album di Etienne Charles, pubblichiamo di seguito il bel documentario recentemente pubblicato per la Library Of Congress. Musica e parole per il grande trombettista di Trinidad, col suo jazz di ispirazione creola e antillana, di grande forza espressiva.


Il titolo, incredibilmente stupido e siamo tutti d’accordo, di questo post riguarda una cosa per niente stupida, ovvero l’uscita del nuovo album di Etienne Charles. (Continua a leggere)

Tito Puente

Alla prima parte

Si sarà notata la mancanza sino ad ora nella trattazione, di figure come Xavier CugatOrestes Lopez (considerato l’inventore del “danzon de ritmo nuevo”, alla base del mambo) Arsenio Rodriguez (il creatore del “diablo”, contrappunto musicale anch’esso componente del mambo) e di Perez Prado, colui che mise insieme gli elementi precedentemente citati ed è noto comunemente come il “Re del Mambo”. (Continua a leggere)

Questo articolo dedicato alla diffusissima influenza sul jazz dei ritmi latini (con sostanziale esclusione della componente brasiliana che meriterebbe per l’importanza indubbia un saggio a sé), e in particolare di quella afro-cubana, è la revisione e l’ampliamento di quello già comparso un paio di anni fa sulle colonne del portale Tracce di Jazz. Sono stati aggiunti alcuni protagonisti di cui mi ero completamente scordato (sono sicuro che ne mancherà ancora qualcuno) e che andavano come minimo citati. Inoltre in  coda all’articolo ho ampliato il discorso sul “ramo cubano” cercando di dare un minimo di ricostruzione storica circa i protagonisti della musica cubana anche ben prima della fusione col jazz. Anche in questo caso, come per il saggio dedicato a Stevie Wonder, si tratta in realtà di un work in progress che prelude ad altri possibili futuri ampliamenti. L’aggiunta di molti link musicali permette, per chi lo volesse, di associare l’ascolto alla lettura. Per favorire quest’ultima si è pensato di dividere il lungo scritto in due parti, di cui la seconda verrà pubblicata a seguire.

R.F.

Alla seconda parte

Il jazz è una musica che nel suo percorso si è in qualche modo “globalizzata”, mostrando una peculiare capacità di espandersi, fagocitando ed elaborando materiali musicali dalle più varie provenienze, modificandosi progressivamente anche in funzione del luogo geografico in cui si è venuto a sviluppare, inglobando, almeno in parte, le relative tradizioni culturali, caratterizzandosi quindi per una interessante forma di sincretismo musicale.

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Se siete costantemente alla ricerca di novità in ambito di musiche improvvisate, tra rinsecchite avanguardie europee post free e certo brumoso e ritmicamente soporifero jazz nordico, o la plastificata e aritmica produzione ECM degli ultimi decenni, magari in attesa del manifestarsi di un nuovo messia jazzistico al santuario del prossimo festival di Saalfelden, probabilmente vi sarà sfuggito e vi sfuggirà per molto tempo ancora, questo Cuba:The Conversation Continues, come altrettanto facilmente vi sarà pressoché sconosciuto il nome del suo autore, invece già da tempo rispettato e celebrato negli USA: il compositore, band leader, pianista, nonché  plurivincitore di Grammy Awards,  Arturo O’Farrill. E sarebbe un vero peccato, in quanto vi perdereste una delle incisioni che con buona probabilità si riveleranno tra le più rappresentative di questo ultimo decennio e non solo per ragioni musicali. (Continua a leggere)

Il pianista Manuel Valera è uno dei molti cubani espatriati a New York nel segno della musica e, ovviamente, del jazz. Assieme al bravissimo sassofonista Yosvany Terry, al batterista Ludwig Afonso e al percussionista Mauricio Herrera ha dato vita al gruppo New Cuban Express, dedito ad un jazz di forte connotazione latina e aperto ad una serie di amici e collaboratori della scena americana. Si può dire che ritmo e melodia siano gli aspetti che più stanno a cuore a Valera: i suoi temi sono estremamente orecchiabili e il suo pianoforte ne esalta gli aspetti melodici con una sonorità limpida, mentre a livello ritmico sono gli elementi afro-cubani a farla da padrone, opportunamente “jazzati” come ci si può facilmente aspettare. (Continua a leggere)

Il nuovo album della splendida orchestra di Arturo O’Farrill, ‘Cuba: The Conversation Continues’ è uscito da poco e fra poco lo tratteremo (si spera). Intanto il pianista, compositore e leader della Afro Latin Jazz Orchestra lo ha presentato a Christian McBride nel corso della trasmissione Jazz Night In America, con musica ed interviste. Il risultato è tutto da vedere e sentire!


Jacques Schwarz-Bart è un bravissimo sassofonista di Guadalupe, fedele accompagnatore del grande Etienne Charles ma pure titolare di una carriera da leader che ha già fruttato cinque album. Come Charles, pure Schwarz-Bart si è trasferito a New York dai Caraibi, ed entrambi fanno parte di quella nuova ed entusiasmante generazione latinoamericana che salda e attualizza il sempiterno legame fra jazz e musiche del centro-sud America. Il bel concerto di oggi è stato registrato al Jazzahead! Festival di Brema.