FREE FALL JAZZ

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Nella sua lunghissima carriera, Cecil Taylor ha diretto formazioni di tutti i tipi, dal piano solo all’orchestra. Sempre sotto il segno radicale dell’iconoclastia, a volta fin troppo calcata quando non fine a sè stessa, in ogni caso mai banale. ‘Winged Serpent’ vede Taylor alla guida della Orchestra Of Two Continents, ovvero undici elementi proveniente da entrambi i lati dell’Atlantico. Troviamo gli americani Jimmy Lyons (contralto), Frank Wright (tenore), Karen Borca (fagotto), William Parker (contrabbasso), Andre Martined e Rashied Bakr (batteria), e gli europei John Tchicai (tenore), Enrico Rava e Tomas Stànko (tromba), e Gunter Hampel (baritono e clarone). Una simile bocca di fuoco viene utilizzata in ricche tessiture di fiati ed estatici crescendo che culminano in improvvisazioni collettive, spesso e volentieri caotiche, stridenti, ancorate a terra da ostinati di basso o dalla pulsazione suggerita da un pianoforte invasivo e martellante. (Continua a leggere)

Si è svolta nella mattinata di sabato 13 dicembre al Teatro Donizetti di Bergamo, alla presenza del direttore artistico Enrico Rava, dell’assessore alla cultura del Comune di Bergamo e dell’addetto stampa Roberto Valentino, la conferenza stampa di presentazione della trentasettesima edizione della manifestazione jazzistica bergamasca, che si articolerà nella settimana che va dal 15 al 22 Marzo e che è da ritenersi ormai una tra le più longeve nel panorama concertistico nazionale. (Continua a leggere)

Appuntamento ormai storico, il festival Pomigliano Jazz in quasi 20 anni di vita ha portato in provincia di Napoli (gratis, per giunta) alcuni dei più grandi interpreti della nostra musica.

Qualche giorno fa, all’annuncio della prima parte del programma di quest’anno (quella delle serate a pagamento), più di qualcuno ha storto il naso: “soliti” nomi di casa nostra (Rava e il duo Petrella/Guidi) e nomi che col jazz c’entrano ben poco (Ludovico Einaudi).

La realtà però è che anche questo tipo di varietà permette di mantenere in vita un festival che va incontro a tutte le inevitabili difficoltà che possono intaccare una manifestazione musicale nel 2013, e dunque ben vengano gli Einaudi di turno se rappresentano il prezzo da pagare per accontentare anche il pubblico più “intransigente”.

Sì, perchè le due serate ad ingresso gratuito, venerdì 20 e sabato 21 Settembre, nella nuova location del Parco Delle Acque di Pomigliano D’Arco, porteranno sul palco due monumenti davanti ai quali togliersi il cappello: Archie Shepp e Benny Golson.

Il quartetto del primo sarà accompagnato per l’occasione dall’Orchestra Napoletana di Jazz di Mario Raja, esibendosi in classici del repertorio di Shepp, ma anche in standard e in rivisitazioni di brani classici della tradizione partenopea. Un abbinamento inaspettato e sulla carta improbabile, ma che di sicuro suscita interesse e curiosità.

Golson invece snocciolerà il suo repertorio accompagnato da un inedito terzetto di musicisti nostrani: Antonio Faraò al pianoforte, Aldo Vigorito al contrabbasso e Claudio Romano alla batteria.

Noi, come sempre, ci saremo. Per il programma completo vi invitiamo a visitare il sito ufficiale e la pagina Facebook.

Prima di parlare del concerto, vorrei fare alcune piccole osservazioni, che già animano il dibattito sul futuro dell’ascolto e della fruizione della musica jazz. Partiamo dalla localizzazione. I cittadini di Mestre, che negli anni 70/80 hanno dimostrato curiosità per tutte le varie forme culturali, mano a mano hanno perso quest’interesse. I concerti della serie “Un certo discorso”, prodotti da Radio Tre con ospiti americani ed europei, con lunghe code per l’ingresso fuori dal teatro Corso, sono un esempio di quello che è stato. Forse faceva figo andare ad ascoltare jazz? Non penso, ripeto che tutti gli eventi culturali erano molto frequentati. Certo, se elimini un grande evento, come la Mostra del Cinema, poi non molti sono disposti ad andare fino al Lido a vedere un film! Ma forse questo è più legato ad una sorta di campanilismo (!) con Venezia. (Continua a leggere)

E alla fine mi sono detto: perché no? Recensire un disco di Rava è sempre stato un mio cruccio, soprattutto quello degli ultimi anni, dopo le numerose perle dell’inizio… Così è stato. Parlo di ‘On the Dance Floor’, album dedicato alla musica di Michael Jackson. Naturalmente qualche premessa e riflessione ci vuole. Innanzitutto perché un musicista come Rava, che ha sempre registrato album con musica propria, sforna un album con composizioni di un altro artista? Certo, il repertorio di Jackson è stato già in qualche modo “prelevato” da altri, mi vengono in mente immediatamente ‘Human Nature’ eseguita da Miles Davis o ‘Thriller’ da Lester Bowie. L’operazione di un album concept concentrato, a parte ‘Thriller’, sul repertorio “minore” di Jackson rischiava anche di essere un mezzo flop e di una noia mortale. Altra considerazione: ricordiamo le affermazioni di Rava (post mortem) riguardo la genialità e grandezza dell’artista Jackson, sia come cantante che ballerino. Questo avrebbe avuto senso se la ricerca fosse stata fatta partendo dalle anche con i Jackson 5. Tutto ciò mi portava a considerare l’intera operazione in maniera negativa: un “marchettone”. (Continua a leggere)