FREE FALL JAZZ

Nella sua lunghissima carriera, Cecil Taylor ha diretto formazioni di tutti i tipi, dal piano solo all’orchestra. Sempre sotto il segno radicale dell’iconoclastia, a volta fin troppo calcata quando non fine a sè stessa, in ogni caso mai banale. ‘Winged Serpent’ vede Taylor alla guida della Orchestra Of Two Continents, ovvero undici elementi proveniente da entrambi i lati dell’Atlantico. Troviamo gli americani Jimmy Lyons (contralto), Frank Wright (tenore), Karen Borca (fagotto), William Parker (contrabbasso), Andre Martined e Rashied Bakr (batteria), e gli europei John Tchicai (tenore), Enrico Rava e Tomas Stànko (tromba), e Gunter Hampel (baritono e clarone). Una simile bocca di fuoco viene utilizzata in ricche tessiture di fiati ed estatici crescendo che culminano in improvvisazioni collettive, spesso e volentieri caotiche, stridenti, ancorate a terra da ostinati di basso o dalla pulsazione suggerita da un pianoforte invasivo e martellante. Non mancano scivoloni, a partire da un certo esotismo un tanto al chilo: un pezzo come ‘Cun-un-un-un’ abbina un ritmo quasi funk ad una cantilena corale africanorientaleggiante, con effetto involontariamente ridicolo. I momenti migliori si hanno quando si forma il giusto equilibrio fra uno o due solisti e il resto del gruppo, in particolare ‘Womb Waters’: qui i fiati ripetono una semplice figura mentre la sezione ritmica procede per la sua via, poi comincia un’improvvisazione libera, e un attimo prima di perdere il controllo la formazione rinserra i ranghi e si lancia in un sentito gospel dai colori ellingtoniani.

Per certi versi datato, ‘Winged Serpent’ è una buona testimonianza del Taylor conduttore/orchestratore, a tratti memore delle orchestre anni ’70 di Carla Bley e Charlie Haden e delle improvvisazioni collettive di Ornette Coleman (‘Free Jazz’) e John Coltrane (‘Ascension’). Oggi suona piuttosto vecchio, a tratti forzato, anche se meno di altre uscite simili.
(Negrodeath)

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