FREE FALL JAZZ

Art Ensemble Of Chicago's Articles

‘Conversations I’ parte e per un po’ non succede molto: solito free jazz sghembo, qualche strombazzata qui e lì, giusto un’altra tacca da aggiungere alla discografia di Roscoe Mitchell. Poi dopo 3 minuti i nostri partono per la tangente e ‘Knock’N'Roll’, questo il titolo della prima traccia, si trasforma in una specie di cataclisma: un muro del suono impressionante e gratuitamente violento che, a conti fatti, resta quasi l’unica cosa da ricordare. Non che siano i primi a tentare la carta dell’impatto, anzi, ma impressiona come in tre siano in grado di fare casino per trenta.

Per il resto il disco scorre via tra alti e bassi lasciando poche tracce: il sax di Mitchell preferisce mantenersi su atmosfere calme, giocando, come suo solito, con gli spazi, ma i risultati non incidono (i 15 soporiferi minuti di ‘Distant Radio Transmission’ sono qualcosa di insostenibile). (Continua a leggere)

Prima di parlare del concerto, vorrei fare alcune piccole osservazioni, che già animano il dibattito sul futuro dell’ascolto e della fruizione della musica jazz. Partiamo dalla localizzazione. I cittadini di Mestre, che negli anni 70/80 hanno dimostrato curiosità per tutte le varie forme culturali, mano a mano hanno perso quest’interesse. I concerti della serie “Un certo discorso”, prodotti da Radio Tre con ospiti americani ed europei, con lunghe code per l’ingresso fuori dal teatro Corso, sono un esempio di quello che è stato. Forse faceva figo andare ad ascoltare jazz? Non penso, ripeto che tutti gli eventi culturali erano molto frequentati. Certo, se elimini un grande evento, come la Mostra del Cinema, poi non molti sono disposti ad andare fino al Lido a vedere un film! Ma forse questo è più legato ad una sorta di campanilismo (!) con Venezia. (Continua a leggere)

Dei bei tempi in cui Raitre irradiava Schegge ne abbiamo già parlato ai tempi del Picture This con protagonista Jimmy Giuffré. Il filmato di oggi arriva dalla stessa trasmissione, e ci regala la Art Ensemble Of Chicago in una data di Roma del 1981, periodo invero strano per il free jazz (argomento quest’ultimo che magari approfondiremo prossimamente. Lo so che l’abbiamo detto anche per tanta altra roba, ma dateci solo tempo e modo). La performance è, al solito, di quelle pittoresche, e il quintetto è quello tipico di quegli anni, con Lester Bowie, Joseph Jarman, Roscoe Mitchell, Malachi Favors e Don Moye.

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