FREE FALL JAZZ

trombone's Articles

La scena della musica improvvisata israeliana da diverso tempo può essere considerata seconda solo a quella americana, ma per ragioni quantitative, non certo per quelle qualitative. (Continua a leggere)

Dopo numerose collaborazioni tra sideman e co-leader ecco il primo disco di esordio come leader del trombonista Filippo Vignato, alla guida di un trio italo-franco-ungherese. Trio formato oltre dal leader al trombone ed elettronica, dal francese Yannick Lestra al fender rhodes e dall’ungherese Attila Gyarfas alla batteria. Come viene indicato da Vignato, nelle note di copertina, è il suono, inteso come respiro plastico, il centro della ricerca di questo lavoro. In effetti tutto si plasma intorno al suono del trombone, nesso tra il respiro e il suono. E’ il trombone, dove respiro e suono si fondono, a creare lo sviluppo di questa ricerca. Scrittura, ricerca musicale e libera improvvisazione fanno da spina dorsale al cd. Ma non solo, numerosi sono gli accenni più o meno velati al rock prog (Provvisorio) o al rock più potente (Stop This Snooze) oppure alla psichedelia (Square Bubbles e Lev & Sveta). (Continua a leggere)

Oltre ad essere uno dei migliori trombonisti sulla piazza, e prova ne sia una carriera lunghissima e variegata che lo ha visto al fianco di Art Blakey, Dave Holland, Steve Coleman e moltissimi altri, Robin Eubanks è pure un rinomato professore di musica per il prestigioso Oberlin College. Per ‘More Than Meets The Ear’ Eubanks si è preso un anno di pausa dall’insegnamento, con lo scopo riarrangiare in chiave orchestrale nove brani scritti nell’ultimo trentennio. Con un cast di tutto rispetto, fra veterani (Lew Soloff), parenti (il fratello Duane), alcuni fra i migliori solisti emersi negli ultimi anni (Marcus Strickland, Lauren Sevian, Nate Smith, solo per citarne alcuni), e infine alcuni studenti dell’Oberlin, Eubanks costruisce un sound originale figlio di alcune delle esperienze chiave della sua storia di musicista, come Steve Coleman, i gruppi estesi di Dave Holland e il più recente SFJazz Collective. (Continua a leggere)

Fa caldo. Fa molto caldo. Di più: mentre scrivo queste righe mi sembra di vivere in un loop continuo i primi 5 minuti di ‘Weekend Con Il Morto’, con Andrew McCarthy e quell’altro che letteralmente si squagliano sotto i colpi di un’estate newyorkese con tassi di umidità da strozzinaggio. Il ventilatore alle mie spalle soffia ormai aria calda, e il mio unico desiderio sarebbe accendere la TV sulle previsioni del tempo e sperare che annuncino l’imminente arrivo del diluvio universale. O anche solo di una grandinata a pallettoni.

Il tutto ci porta indirettamente alla storia che stiamo per raccontare. (Continua a leggere)

Wycliffe Gordon è uno dei maestri contemporanei del trombone, anche se la sua produzione è colpevolmente sottostimata dal pubblico. In questo filmato lo cogliamo dal vivo assieme a Ben Williams (basso), Lawrence Leathers (batteria) e Aaron Diehl (piano) – di quest’ultimo, tra l’altro, si parla un gran bene grazie ad un disco d’esordio che contiamo di recensire più avanti. Tornando a Wycliffe, è da lodare pure come cantante e showman a tutto tondo!


Avrete già letto la notizia: lo scorso 16 Dicembre ci ha lasciati Bob Brookmeyer, il cui inconfondibile trombone a pistoni ha lasciato il segno in sei lunghe decadi di musica jazz.

Da pochissimo era stato ultimato il suo ultimo progetto, ‘Standards’: come facilmente intuibile dal titolo, si tratta del tributo definitivo di Bob, accompagnato ancora una volta dalla sua New Art Orchestra, al cosiddetto american songbook. Un’idea forse non originale nella sostanza, ma di sicuro nella forma: l’album è stato realizzato infatti tramite ArtistShare, piattaforma attraverso la quale i fan possono finanziare direttamente i lavori dei musicisti ottenendo in cambio tutta una serie di vantaggi, che vanno dalla possibilità di interagire e commentare l’andamento delle incisioni a vedere il proprio nome citato tra i credits, fino a videomessaggi personalizzati da parte degli artisti e gadget vari (nel caso di Brookmeyer un Ipod caricato con tutti i video delle sessioni di registrazione e musica scelta da egli stesso).

A questo link è possibile ascoltare un estratto dal disco: una strepitosa versione di ‘How Deep Is the Ocean’. Viene da dire che non avrebbe potuto esserci testamento musicale migliore, per il buon Bob: il brano si trasforma in una sorta di potenziale colonna sonora per un poliziesco anni ’70 e al contempo colpisce per l’utilizzo di suoni compatti e “moderni”, impreziosito infine dall’ottima prova vocale della cantante Fay Claassen. Ascolteremo più che con piacere il resto (acquistabile dal sito di ArtistShare sia in download digitale che in CD, quest’ultimo in edizione limitata a sole 800 copie), ma già questa è più che sufficiente a scrivere nel miglior modo possibile la parola fine su una carriera degna del più profondo rispetto. Celebriamo.

Blix. Così si chiama il trombonista leader del quartetto norvegese che in questo lavoro dà prova di notevole compattezza, bellissimo sound e creatività. L’album (‘Texas’), pubblicato nel 1998 per la Nor-CD, alterna brevi improvvisazioni libere a brani maggiormente strutturati, e in entrambe le dimensioni i risultati sono eccellenti.

Le composizioni, la maggioranza a firma del chitarrista Nils-Olav Johansen, soddisfano appieno l’anima rockettara che si nasconde in ognuno di noi; sempre piene di sorprese e suonate con energia, intricate ed intriganti, a volte basate su interessanti stratificazioni melodico/ritmiche (rimandano facilmente alle “forme verticali” di George Russell che – guarda un po’! – visse e lavorò anche nei paesi scandinavi).

Un’atmosfera entusiasmante avvolge la musica della Blix Band e bisogna darne il merito a tutti: contrabbasso (ottimo suono, naturale e diretto) e batteria valorizzano tutto (ma proprio tutto) con grande gusto, belli anche gli interventi dell’ospite Didrik Ingvaldsen alla tromba. I due solisti hanno stili affatto differenti: ad una chitarra virtuosa speziata di funky si accosta lo stile sintetico del trombone di Blix. Astratto e gestuale, Blix suona solo lo stretto necessario… ed è una grande dote. Io quando lo ascolto mi emoziono e per questo vivamente lo consiglio. (Carlo Cimino)