FREE FALL JAZZ

il growl del trombone fa paura a Chris Barnes's Articles

Oltre ad essere uno dei migliori trombonisti sulla piazza, e prova ne sia una carriera lunghissima e variegata che lo ha visto al fianco di Art Blakey, Dave Holland, Steve Coleman e moltissimi altri, Robin Eubanks è pure un rinomato professore di musica per il prestigioso Oberlin College. Per ‘More Than Meets The Ear’ Eubanks si è preso un anno di pausa dall’insegnamento, con lo scopo riarrangiare in chiave orchestrale nove brani scritti nell’ultimo trentennio. Con un cast di tutto rispetto, fra veterani (Lew Soloff), parenti (il fratello Duane), alcuni fra i migliori solisti emersi negli ultimi anni (Marcus Strickland, Lauren Sevian, Nate Smith, solo per citarne alcuni), e infine alcuni studenti dell’Oberlin, Eubanks costruisce un sound originale figlio di alcune delle esperienze chiave della sua storia di musicista, come Steve Coleman, i gruppi estesi di Dave Holland e il più recente SFJazz Collective. (Continua a leggere)

Wycliffe Gordon è uno dei maestri contemporanei del trombone, anche se la sua produzione è colpevolmente sottostimata dal pubblico. In questo filmato lo cogliamo dal vivo assieme a Ben Williams (basso), Lawrence Leathers (batteria) e Aaron Diehl (piano) – di quest’ultimo, tra l’altro, si parla un gran bene grazie ad un disco d’esordio che contiamo di recensire più avanti. Tornando a Wycliffe, è da lodare pure come cantante e showman a tutto tondo!


Dave Douglas è uno dei musicisti più versatili e interessanti dell’ultimo ventennio, ma questo lo sa anche il maiale (come si dice dalle mie parti). Nell’attesa di recensire il suo ultimo, ottimo album in quintetto, vi presentiamo un bel concerto del suo singolare gruppo Brass Ecstasy, fatto solo di strumenti  a fiato (tromba, trombone, corno francese, tuba) con batteria – un omaggio alla grandiosa scuola di New Orleans, ma non solo. In questo concerto, il gruppo omaggia il grande Lester Bowie.


L’album con Clapton ci è rimasto di traverso, il terrore di uno con Paul Simon ci attanaglia, ma riponiamo ancora fiducia nel buon Wynton. Soprattutto dopo l’ascolto di questa strepitoso set che comprende ‘The Magic Hour’ dal disco omonimo, registrato dal vivo al Ronnie Scott’s di Londra: una mezz’ora dove il quintetto di Marsalis attraversa con disinvoltura molti stili e aspetti della storia del jazz sintetizzandoli in una forma avvincente ed evoluta.


La serata inaugurale del Massarosa Jazz Festival viene aperta da un veterano del jazz europeo come Franco D’Andrea, alla guida del suo nuovissimo sestetto. Una formazione nata in circostanze quasi casuali (leggerete prossimamente nell’intervista) che, pure dal vivo, tiene fede al concetto di ‘Traditions And Clusters’ che dà il titolo all’album: da un lato la tradizione del jazz, dall’altro la costruzione di qualcosa di personale e originale, di nuovi clusters partendo da quella tradition. Esemplare in tal senso una frontline a base di sassofono (Andrea Ayassot), trombone (Mauro Ottolini, che fa un grande uso di sordine per ottenere gli effetti più disparati) e clarinetto (Daniele D’Agaro), ognuno dei quali libero di improvvisare in un suo spazio, secondo la prassi della polifonia tipica del jazz anni ’20, di King Oliver e del primo Louis Armstrong. A sostenere l’improvvisazione collettiva ci pensa del materiale, nella prima parte di concerto, forse un po’ troppo astratto. (Continua a leggere)