FREE FALL JAZZ

robba spessa's Articles

Abbiamo scritto tante volte, fra il serio e il faceto, contro le stronzate sparse ai quattro venti da Renzo Arbore sull’italianità del jazz. Basta scorrere l’archivio. Siamo felici che gente più in gamba di noi abbia deciso di scrivere un corposo saggio etnosociomusicologico sull’argomento e pubblicarlo gratuitamente online due volte a settimana, lunedì e giovedì. Parliamo del critico Gianni Morelenbaum Gualberto, la cui opera uscirà a cadenza quindicinale presso gli amici di Tracce di Jazz. Qui tutti i dettagli. Quando le falsità e le idiozie superano il livello di guarda e restano impunite, è bene alzare la testa.

Il vulcanico batterista Gerald Cleaver non è un tipo da starsene fermo troppo a lungo, e difatti eccolo qui con una nuovissima band che parte dal jazz per poi spingersi in altre direzioni. Black Host è il nome del suo nuovo collettivo, un quintetto di cui fanno parte Darius Jones (contralto), Brandon Seabrook (chitarra), Cooper-Moore (piano e synth) e Pascal Niggenkemper (contrabbasso) in cui convivono diverse anime: oltre al jazz infatti trovano posto math-rock, noise, psichedelia ed elettronica che si combinano in una serie di lunghi brani, per  settantasette minuti di musica spigolosa e imperscrutabile. Ogni pezzo è stato scritto da Cleaver, che però lascia ampio spazio ai suoi compagni per esprimersi ed interagire secondo modalità non sempre chiare nè evidenti. (Continua a leggere)

Tyshawn Sorey descrive “trans-idiomatico” il suo approccio alla musica. Ok, ne prendiamo atto. E’ il batterista dei Five Elements di Steve Coleman. Nelle note di copertina scrive che le dieci canzoni di ‘Oblique-I’ sono parte di un corpus di quarantadue, scritte nel giro di quattro anni (2002-2006) in seguito ad una lunga conversazione con Anthony Braxton, musicista che gli ha pure fatto da mentore in passato. Per finire, cita fra i suoi ispiratori di quel quadriennio, oltre a Braxton e Coleman, gente come Henry Threadgill, Bela Bartok e Karlheinz Stockhausen. A questo punto è difficile aspettarsi un disco stile Kenny G, ma questo già dalla copertina lo si poteva escludere. Battutacce a a parte, ‘Oblique-I’ è un album di musica cerebrale e geometrica che fan ben poco per venire incontro all’ascoltatore. Assieme al batterista troviamo la chitarra di Todd Neufeld, vicina a Libery Ellman e Mark Ribot, il piano (elettrico e non) di John Escreet, il sax di Loren Stillman e il basso di Chris Tordini. (Continua a leggere)