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Eric Revis's Articles

Fra i molti bravi musicisti contemporanei di cui NON abbiamo ancora mai parlato figura pure Aruan Ortiz, pianista e compositore cubano trapiantato a New York con già un bel numero di collaborazioni e incisioni in carniere – non ultimo il bel ‘Hidden Voices’, in trio con Eric Revis e Gerald Cleaver, pubblicato lo scorso anno e di cui parleremo prossimamente. Intanto, un assaggio dal vivo.


La presenza di Eric Revis in alcuni tra i più significativi gruppi del jazz contemporaneo, in molti casi agli antipodi stilistici fra loro, indica nel contrabbassista californiano una figura tra le più duttili e capaci della scena odierna. (Continua a leggere)

Il pianista cubano Aruan Ortiz, ancora poco noto da queste parti, è un perfetto esempio di musicista moderno. Si è distinto in molteplici contesti (jazz maintream latino e non, composizione contemporanea, ensemble dal taglio più sperimentale, composizione e improvvisazione), da leader e da sideman, affinando nel processo tutte le sue doti dopo averle affinate alla corte di maestri come Greg Osby, Terri Lyne Carrington, Oliver Lake, Rufus Reid, Don Byron e altri ancora. (Continua a leggere)

Nella sua nuova uscita, terza su Clean Feed e quinta in generale, il bravissimo contrabbassista Eric Revis assembla una formazione completamente nuova. Per trovare il trait d’union della carriera del musicista americano infatti dobbiamo prendere la volontà di non fermarsi e di esplorare ogni volta il jazz da un’angolazione diversa, con musicisti diversi, ma sempre con grande energia e un forte senso del blues sottinteso. Neppure ‘In Memory…’ da questo punto di vista fa eccezione, e vede all’opera un quartetto con due sax che potrebbe ricordare vagamente quello del ‘Conference Of The Birds’ di Dave Holland. Darius Jones (contralto) e Bill McHenry (tenore) collaborano perfettamente fra di loro, nelle libere improvvisazioni dai toni urlati ‘Hits’ e ‘FreeB’ come nel lento e avvolgente blues ‘Hold My Snow Cone’, sospeso su un grande riff di basso e terreno naturale per il lirismo struggente del contaltista. (Continua a leggere)

I Tarbaby sono solo un’altra emanazione della personalità artistica di Orrin Evans, in congiunzione con Eric Revis (basso) e Nasheet Waits (batteria). I tre amici concepiscono i Tarbaby come un gruppo paritario, senza leader, a cui aggiungere di volta in volta ospiti: così è stato in tutte le precedenti pubblicazioni (val la pena di nominare lo splendido ‘The End Of Fear’, la cui recensione attende da tempo nel cimitero delle buone intenzioni), e questo disco non fa eccezione. Troviamo di nuovo il sax di Oliver Lake e, per la prima volta, la tromba di Ambrose Akinmusire. I tredici brani di ‘Ballad Of Sam Langford’ non sempre hanno temi definiti o groove fissi, più che altro partono da qualche elemento minimo e poi si sviluppano liberamente, per durate che non superano i sette minuti. (Continua a leggere)

Eric Revis, grande bassista di Branford Marsalis, sta per tornare sul mercato con un nuovo album su Clean Feed, ‘In Memory Of Things Yet Seen’ che l’emittente radio WBGO ci permette di ascoltare in streaming proprio qui. L’ascolto si rivela molto interess… ehi, verificatelo da soli!

Eric Revis è noto soprattutto per la sua lunga militanza nel super quartetto di Branford Marsalis, ma può vantare pure tantissime collaborazioni nei contesti più disparati (da Russell Gunn a Peter Broetzmann passando per Orrin Evans) e una carriera da leader che per ora ha fruttato tre album. Rimandando al futuro la trattazione dei primi due ottimi album, ci concentriamo sul nuovo arrivato, ‘Parallax’, con un quartetto all-stars nuovo di zecca. Si parla infatti di nomi come Jason Moran, Nasheet Waits e Ken Vandenmark, ovvero nomi fra i più interessanti del jazz contemporaneo: background molto differenti (Moran e Waits comunque suonano insieme da dieci anni) e premesse delle migliori, perché si parla di musicisti che in modi diversi lavorano alacramente per individuare nuove prospettive nel jazz. L’idea alla base di ‘Parallax’ alla fine non è nemmeno così nuova, quindi – si mettono insieme i musicisti, gli si dà del materiale di partenza (sei pezzi originali, due improvvisazioni collettive, due classici di Fats Waller e Jelly Roll Morton) e li si fa partire, confidando nell’inventiva e nella capacità dei singoli di lavorare insieme. (Continua a leggere)