FREE FALL JAZZ

Michael Formanek's Articles

foto: Raso Design

E’ difficile fare valutazioni complessive per una rassegna, come quella di questa edizione, nella quale chi scrive non ha potuto assistere a tutti i concerti in programma del Festival, alcuni dei quali, come quello del  trio del chitarrista Nels Cline, fonti attendibili mi dicono essere stati di buon livello. Tuttavia, un’idea pensiamo di essercela fatta seguendo i concerti delle tre serate al Donizetti e il concerto pomeridiano del sabato all’Auditorium di Piazza della Libertà del Trio di Vijay Iyer. (Continua a leggere)

Non passa settimana senza una nuova uscita di Mary Halvorson, a quanto pare. Scherzi a parte, il progetto Thumbscrew vede la chitarrista di Boston in un trio acustico assieme a Michael Formanek (basso) e Tomas Fujiwara (batteria), ed è solo una delle sue uscite del 2014 – c’è pure il disco ‘Reverse Blue’ con un nuovo quartetto, oggetto di una futura recensione, e diverse altre collaborazioni in cantiere. Una produttività invidiabile, soprattutto alla luce del grande livello qualitativo medio. Tornando ai Thumbscrew, il neonato trio si concentra su un’interazione paritaria, ma in cui una certa suddivisione dei compiti è evidente. Formanek e Fujiwara imbastiscono una possente impalcatura di groove per la Halvorson, che dispiega tutti gli aspetti del suo particolarissimo stile, capace di unire avanzate sequenze di note staccate, echi psichedelici e accordi rumorosi e graffianti in un flusso perfettamente coerente. (Continua a leggere)

I Thumbscrew sono un interessantissimo trio di assi: Mary Halvorson (chitarra), Michael Formanek (contrabbasso) e Tomas Fujiwara (batteria). Il loro album di debutto è uscito adesso per Cuneiform e verrà recensito prossimamente su queste web-pagine. Nel frattempo gustatevi un pezzo registrato dal vivo nel 2012!


A leggere in giro, per molti questo album del contrabbassista Michael Formanek sarebbe il segno che sì, forse la ECM riapre le porte al jazz. Da lì ad avere un minimo di curiosità il passo è stato breve, ancor più breve dopo aver visto che del piano se ne occupa il magnifico Craig Taborn e della batteria Gerald Cleaver, due musicisti stimatissimi da chi scrive. Al sax c’è Tim Berne, approdato proprio di recente alla corte di Manfred Eicher e non esattamente l’ultimo dei bischeri. Una copertina che, almeno per una volta, non rappresenta fiordi, brughiere o colli ventosi, ma uno squarcio di New York, invoglia ulteriormente all’ascolto. Si parte. La musica di ‘The Rub And The Spare Change’ è ambiziosa e complessa, con ognuno dei quattro musicisti ben posizionato su un binario metrico leggermente sfasato da quello dei compagni. Mancano temi di facile presa come dei groove in grado di trascinare e mettere a suo agio l’ascoltatore, se non occasionalmente: una caratteristica non certo esclusiva di questo album, che però qui pesa particolarmente. (Continua a leggere)