FREE FALL JAZZ

A leggere in giro, per molti questo album del contrabbassista Michael Formanek sarebbe il segno che sì, forse la ECM riapre le porte al jazz. Da lì ad avere un minimo di curiosità il passo è stato breve, ancor più breve dopo aver visto che del piano se ne occupa il magnifico Craig Taborn e della batteria Gerald Cleaver, due musicisti stimatissimi da chi scrive. Al sax c’è Tim Berne, approdato proprio di recente alla corte di Manfred Eicher e non esattamente l’ultimo dei bischeri. Una copertina che, almeno per una volta, non rappresenta fiordi, brughiere o colli ventosi, ma uno squarcio di New York, invoglia ulteriormente all’ascolto. Si parte. La musica di ‘The Rub And The Spare Change’ è ambiziosa e complessa, con ognuno dei quattro musicisti ben posizionato su un binario metrico leggermente sfasato da quello dei compagni. Mancano temi di facile presa come dei groove in grado di trascinare e mettere a suo agio l’ascoltatore, se non occasionalmente: una caratteristica non certo esclusiva di questo album, che però qui pesa particolarmente. All’inizio nemmeno si capisce bene come mai, ma presto è evidente come gli erculei sforzi del gruppo di Formanek finiscano per annoiare. Da un lato ci pensa la produzione tipica della ECM che separa gli strumenti in camere sterili e mette in secondo piano la batteria, privandola di qualsiasi profondità e colore – a questo punto una complessa traccia di drum machine avrebbe sortito gli stessi effetti. Dall’altro la performance non supera la somma degli addendi, anzi, esibisce gli addendi in quanto tali e morta lì. Oppure, è come se un complesso meccanismo, visibile in ogni sua parte, non avesse niente da muovere con l’ultima ruota dentata. E così non importa molto che ‘Twenty Three Neo’ getti un ponte fra i mondi di John Coltrane e l’ultimo Paul Motian, che gli incastri ritmici della title track siano una piccola tesi su Monk e che la coesistenza di minimalismo e sviluppo tematico della cupa ‘Too Big To Fail’ abbia successo: ognuno di questi esempi è riuscito, certo, ma nello stesso senso di un meticoloso progetto in AutoCAD.

La ECM riapre le porte al jazz, dice. Bah. ‘The Rub And The Spare Change’ non sarà il solito disco di musica new age improvvisata coi fiordi in copertina, però è quasi altrettanto noioso. Quasi, perché Craig Taborn fa la differenza. E potendolo ascoltare in altri contesti…
(Negrodeath)

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