FREE FALL JAZZ

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Diciamola tutta: la mazza da baseball piuttosto che sulla copertina del disco andrebbe piantata sulla testa di Bill Evans, se fosse ancora vivo. Se non altro per aver generato una manica d’epigoni sospesi tra l’asettico e l’inetto, per non parlare poi della cappa d’intoccabilità che ne circonda oggi il nome andando ben oltre i suoi (pur innegabili) meriti. Pensando a un elenco dei cloni più spudorati ed irritanti dell’ex pianista di ‘Kind Of Blue’ però non è certo Alan Pasqua (che recensiamo quasi a Natale. Ok, avete ragione, non fa ridere) il primo a venire in mente, dato che il suo background consiste in qualche collaborazione con Bob Dylan, la partecipazione a un paio di dischi di Santana di cui nessuno si ricorda e, soprattutto, i Giant: se tra i lettori si nasconde qualche rockettaro cotonato pentito, di certo ricorderà i loro due ottimi album a cavallo tra fine ’80 e primi ’90. Il jazz nell’equazione entra dopo: dischi assieme a gente come Michael Brecker, Peter Erskine e via riccardoneggiando. (Continua a leggere)

Dopo la decade degli ’80 vissuta da Metal Queen, la popolarità della canadese Lee Aaron è colata a picco al volgere del nuovo decennio, e con lei quella di molte altre stelle del rock duro, ormai rimpiazzate da Seattle e dintorni. Sarebbe più che lecito chiedersi perché parliamo di tutto ciò in questa sede, e infatti sono ben pochi a conoscere il seguito della storia: dopo aver fondato i 2Precious, con i quali prova (senza successo) a cavalcare l’onda di popolarità del rock alternativo con un disco scialbetto (poi ristampato a suo nome), agli albori del nuovo millennio la nostra cambia di nuovo pelle, proponendosi, ebbene sì, in un contesto jazz. Facile che i maligni pensino all’ennesimo tentativo di risollevare una carriera ormai ristagnante (e in parte è senz’altro così), ma la svolta stupisce solo fino a un certo punto: i più attenti ricorderanno certamente come la Aaron, anche nei giorni a base di metallo e cotonature, non abbia mai fatto mistero di essere cresciuta ascoltando e cercando di emulare le grandi voci del jazz, una passione a quanto pare mai sopita. (Continua a leggere)