FREE FALL JAZZ

Archive for " gennaio, 2014 "

‘Links’ è una specie di autobiografia in musica per Luis Perdomo, pianista venezuelano trapiantato da molti anni a New York. Con un gruppo di amici fidati come Miguel Zenon (contralto), Dwayne Burno (contrabbasso) e Rodney Green (batteria), Perdomo sceglie una serie di brani dai repertori di persone che hanno segnato il suo sviluppo umano e musicale. Oltre ai colleghi, autori di un pezzo a testa, e a due originali del pianista, troviamo omaggi a Sir Roland Hannah, Woody Shaw, Elvin Jones e alla moglie Mimi. In nessun caso si tratta di scelte banali, visto che l’unico pezzo “famoso” è ‘The Organ Grinder’ del sempre sottovalutato Shaw, ma in tutti il quartetto offre una prova davvero intensa e convincente. (Continua a leggere)

“Bags”, come sappiamo, è il nomignolo affibbiato a Jackson per via delle borse sotto gli occhi, una “bean bag” è una sacca riempita di fagioli secchi… chi sarà mai il “Bean” della situazione? Ma ovviamente Coleman Hawkins! Scemenze a parte, “Bean Bags” fa parte della lunga serie di album incisi da Milt Jackson su Atlantic. Accompagnati da una formazione deluxe (Tommy Flanagan al piano, Kenny Burrell alla chitarra, Eddie Jones al contrabbasso, Connie Kay alla batteria), Bean e Bags affrontano sei brani sovrapponendo due diverse generazioni di jazz. Hawkins e Jones infatti sono musicisti dell’era dello swing, mentre gli altri sono emersi negli anni del bebop: quello che ne esce fuori, se vogliamo, ricorda quel fertilissimo periodo di quindici anni prima in cui Coleman Hawkins stesso, alla guida di piccole formazioni composte da quei musicisti che di lì a poco avrebbero sconvolto le acque, innervava il classico di una tensione nuova. (Continua a leggere)

Il nome di Jaleel Shaw non sarà nuovo ai lettori più attenti, che hanno potuto ammirare le grandi qualità del sassofonista americano in diverse occasioni e contesti. Nel 2013 è uscito il suo terzo, ottimo album, ‘The Soundtrack Of Things To Come’, fra poco avremo occasione di sentirlo nella nuova formazione di Tom Harrell, quindi quale occasione migliore per scambiarci qualche parola? (Continua a leggere)

Iniziamo il 2014 con una bella intracardiaca di classe. Don Byas rappresenta uno di quei grandi eroi del jazz finiti un po’ fuori dai radar del pubblico odierno. Un vero peccato, vista la peculiarità del suo stile che ne faceva il trait d’union fra la generazione dei sassofonisti swing (Hawkins, Wester, Berry, Evans…), da cui mutuava suono e senso del ritmo, e quella del bebop come Parker e Dexter, cui si avvicinava dal punto di vista armonico. Sia come sia, intanto gustiamoci questo filmato francese, dove Byas e i suoi si cimentano in un’infuocata versione di ‘Perdido’.