FREE FALL JAZZ

Billy Hart's Articles

Fra i più interessanti pianisti contemporanei, Luis Perdomo si è distinto innanzitutto per il suo lavoro al fianco di Miguel Zenon (e altri). Meno per una carriera solista di tutto rilievo, caratterizzata da una visione musicale in cui l’aspetto latino assume più i connotati di passione ed intensità espressiva, prima ancora che di intrecci ritmici e melodie particolari. Aspetti che non mancano, sia chiaro, ma in maniera quasi subliminale. ‘Spirits And Warriors’, quarta uscita per Criss Cross, vede il venezuelano alla guida di un quintetto eccezionale in cui svettano la potenza ritmica e l’inventiva del veterano batterista Billy Hart e una frontline senza confini: la liquida tromba di Alex Sipiagin e il poderoso sax di Mark Shim sono un vero e proprio torrente di soluzioni inventive e originali, senza mai perdere d’occhio l’orecchiabilità di fondo e un ideale rispetto fra le proporzioni (altre caratteristiche tipiche della produzione di Perdomo). (Continua a leggere)

Per risalire all’ultima uscita su Blue Note di Bobby Hutcherson dobbiamo tornare indietro addirittura al 1977, anno dell’ottimo, dimenticato ‘Knucklebean’, in cui il vibrafonista californiano chiamava a sé il mai troppo lodato Freddie Hubbard (il quale navigava in un momento artistico tutt’altro che felice), riportandolo ai livelli che gli competono. L’inaspettato ritorno alla casa madre è stato accolto con un certo clamore; in particolare, molti si aspettavano un ritorno alle sonorità piuttosto elaborate che fecero la fortuna dei suoi capolavori per l’etichetta oggi diretta da Don Was. ‘Enjoy The View’ però non suona come una fotocopia sbiadita di ‘Dialogues’ o ‘Components’, e per fortuna aggiungerei. Agli anni ’60 semmai guarda in altri modi (soul jazz soprattutto, ma anche hard bop e jazz modale), riuscendo a brillare di luce propria con le sue atmosfere “notturne” e rilassate eppure coinvolgenti. (Continua a leggere)

Fortemente voluto dall’hubbardiano trombettista David Weiss, quello dei Cookers è collettivo di vere e proprie star che possono vantare un curriculum da capogiro, maturato fin dagli anni ’60 nelle formazioni di Lee Morgan, Dexter Gordon, Alice Coltrane, Andrew Hill, Wayne Shorter, Herbie Hancock e altri ancora. Parliamo di sessanta/settantenni deluxe, del resto, come i sassofonisti Billy Harper e Craig Handy, il pianista George Cables, il bassista Cecil McBee e il batterista Billy Hart. Assieme al più giovane Weiss (leader spirituale del collettivo) e all’altro trombettista, il più davisiano Eddie Henderson, i Cookers si lanciano in quello che amano, vogliono e sanno fare a livelli disumani: puro mainstream evoluto, con un occhio di riguardo per certo suono Blue Note degli anni ’60 che osservava con attenzione le evoluzioni alla frontiera del jazz e ne incorporava schegge e frammenti in un discorso più prudente ma, artisticamente parlando, non certo meno rilevante. Come già nei due album, David Weiss si è occupato di arrangiare i brani, pezzi poco conosciuti del repertorio dei cinque veterani. (Continua a leggere)