FREE FALL JAZZ

Per risalire all’ultima uscita su Blue Note di Bobby Hutcherson dobbiamo tornare indietro addirittura al 1977, anno dell’ottimo, dimenticato ‘Knucklebean’, in cui il vibrafonista californiano chiamava a sé il mai troppo lodato Freddie Hubbard (il quale navigava in un momento artistico tutt’altro che felice), riportandolo ai livelli che gli competono. L’inaspettato ritorno alla casa madre è stato accolto con un certo clamore; in particolare, molti si aspettavano un ritorno alle sonorità piuttosto elaborate che fecero la fortuna dei suoi capolavori per l’etichetta oggi diretta da Don Was. ‘Enjoy The View’ però non suona come una fotocopia sbiadita di ‘Dialogues’ o ‘Components’, e per fortuna aggiungerei. Agli anni ’60 semmai guarda in altri modi (soul jazz soprattutto, ma anche hard bop e jazz modale), riuscendo a brillare di luce propria con le sue atmosfere “notturne” e rilassate eppure coinvolgenti.

Un successo che è merito di tutto l’inedito quartetto, ma se dovessimo assegnare la palma di migliore in campo, se l’aggiudicherebbe il collaboratore di lunga data Joey De Francesco, in stato di grazia non solo su disco ma anche fuori (strumentale nel portare a bordo due vecchi amici come l’altosassofonista David Sanborn e il monumentale Billy Hart alla batteria). Il suo organo giganteggia sia da supporto ritmico (in mancanza del basso) che in fase solista, dove si permette di inserire numerose citazioni che le orecchie più allenate si divertiranno a cogliere. E non è tutto: in alcuni pezzi si cimenta persino con la tromba e multipli sono anche i suoi contributi in fase compositiva. Tutti originali infatti i pezzi in scaletta, incluso qualche recupero dal passato remoto come ‘Montara’, title-track dell’omonimo lavoro di Hutcherson datato 1975, sorta di passerella per i tre solisti che con sorprendente naturalezza si danno il cambio e talvolta s’intrecciano. Chi ne esce rafforzato è Sanborn, un nome spesso snobbato dai puristi a causa di un pedigree che lo vede prestare il suo sax soprattutto a levigate produzioni pop, dimenticando che nasce in realtà come allievo dell’ottimo Julius Hemphill, alla cui musica ha persino dedicato un disco insieme a Tim Berne (‘Diminutive Mysteries’, ormai risalente ad oltre vent’anni fa). ‘Enjoy The View’ prova che, se calato nel giusto contesto, il suo contralto ha parecchio da offrire anche in ambito più tradizionalmente jazz. Le sicurezze infine si chiamano Hutcherson e Hart: il primo con i suoi fraseggi melodici e “in punta di piedi”, mai troppo in evidenza eppure fondamentali, il secondo con uno stile altrettanto scevro da autoindulgenza, ma comunque ricco di fantasia.

Negli ultimi anni le sorprese più belle in ambito jazz sono arrivate quasi sempre da giovani virgulti, a dimostrazione una volta di più che, nonostante i nomi nei cartelloni dei grandi festival siano sempre i soliti (e sempre meno jazz), questa musica vive tutto sommato un periodo artistico abbastanza felice. Quando però dei vecchi leoni come Hutcherson e soci (De Francesco, pur avendo “solo” 43 anni, è comunque in giro da oltre un quarto di secolo) riescono a piazzare zampate vincenti come ‘Enjoy The View’ è come riabbracciare dopo anni dei parenti a cui vogliamo bene e ritrovarli in forma smagliante: il cappello in segno di riverenza ce lo togliamo con piacere. (Nico Toscani)

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