FREE FALL JAZZ

Archive for " dicembre, 2015 "

Sembra un buon periodo per il jazz in pellicola. Il film su Miles Davis, il documentario su Nina Simone (di prossima recensione), e in dvd è ora disponibile pure ‘Jaco: The Movie’ su Jaco Pastorius, prodotto dagli eredi del grande bassista assieme a Robert Trujillo, bassista dei Metallica e sincero fan. In una recente intervista per JazzTimes, il buon Robert ha parlato in lungo e in largo della sua passione per la figura di Pastorius, da molti punti di vista. (Continua a leggere)

Il First Street Green Art Park è un edificio abbandonato convertito in centro culturale dall’associazione volontaria First Street Green. E’ uno spazio aperto che viene utilizzato per esibizioni e mostre di ogni tipo, in sinergia con vari enti newyorkesi, e non manca certo la musica. Proprio lì, in occasione dello scorso Columbus Day (il 12 ottobre), si è tenuto un concerto all’aperto del trio di James Brandon Lewis, che vi presentiamo proprio qui sotto!


Il nuovo disco di Dino Betti Van Der Noot prosegue nel solco stilistico prediletto dal compositore, ovvero quella della composizione orchestrale per un ampio organico di venti strumenti. Il titolo in qualche modo prepara alle sonorità dell’album, perché per tutta la sua durata si respira un clima sospeso, a tratti onirico: l’abbondanza di cromatismi, l’alternanza dei metri e la meticolosa costruzione di masse di “vapore” sonoro su cui fluttuano liberamente i solisti è, in tal senso, determinante. E l’utilizzo di flauto, violino, digeridoo e dizi contribuisce ulteriormente al tratteggio di un panorama sognante, quasi fiabesco, che è la vera cifra stilistica dell’album. Il passo solenne, infine, getta un ponte (volontario o meno) verso il rock progressivo che fu, al punto che non di rado siamo più vicini ad una versione orchestrale del Canterbury Sound che al jazz vero e proprio. (Continua a leggere)

Galeotto fu il progetto ‘Supreme Sonacy Vol.1′, di cui vi abbiamo parlato ma che ancora non abbiamo mai recensito: molti musicisti che hanno partecipato a quella interessante operazione hanno poi fatto il balzo verso la Blue Note, che stringe in questo modo un legame ancora più saldo con la Revive Music e l’intelligente impresario Meghan Stabile. (Continua a leggere)



Nelle note scritte sul libretto di sala per il concerto, la direzione artistica sottolineava come, almeno per il pubblico italiano, Roger Kellaway sia una sorta di “segreto ben nascosto”. Un fatto in prima istanza poco spiegabile, considerato il valore oggettivo del settantaseienne pianista, compositore e improvvisatore di consolidata fama e di lunga carriera, non solo in ambito canonicamente jazzistico. (Continua a leggere)

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