Puntuali come le tasse (o come le farneticazioni di Renzo Arbore sulle profonde radici siciliane del jazz) anche quest’anno eccoci al consueto riepilogo del 31 Dicembre. Le “non regole” sono le solite: numero di preferenze variabile, categorie un po’ a discrezione di ciascuno. Ovviamente chi per un motivo o per l’altro non ha partecipato, è sempre parte della nostra insolita famiglia. (Continua a leggere)
E’ il 23 dicembre, i preparativi fervono nella FFJ Mansion. Le cucine stanno lavorando alacremente a cinque bisonti ricoperti di crema tartufata ripieni di capponi ripieni in crosta. Dalle cantine arriva una cassa di prelibatissimo Sassicaia Golden Pedigree DOPCG del 1818. Gordon Ramsey aiuta diligentemente Chez Marmittòn nella delicatissima preparazione della sua specialità più nota, i celestiali vol au vent sans rien dedans. (Continua a leggere)
Roma, 21 dicembre 2015 – Nasce oggi ItaliaJazz.it, il nuovo portale dedicato al mondo del jazz italiano. Ideato dall’associazione I-Jazz, ItaliaJazz è un progetto ideato con l’obiettivo di promuovere la crescita di tutto il sistema jazzistico italiano attraverso la creazione di un network dinamico e aperto agli operatori del settore. Un punto d’incontro tra artisti, organizzatori, pubblico, istituzioni e operatori turistici che intende rafforzare la voce del jazz italiano, a livello nazionale e internazionale, e diventare uno strumento prezioso di collaborazione e condivisione. (Continua a leggere)
Chi scrive è tutt’altro che un esperto di jazz – di cui possiedo una conoscenza ferma ai nomi fondamentali e nel complesso molto felice – ma ha le due grandi fortune di essere stato folgorato all’ascolto del magnifico ‘Live at Newport’, su consiglio dell’ottimo Negrodeath, e di trovarsi a vivere a Dublino, città dove Mr. Scott è tornato ad esibirsi (per la terza volta in vita sua, dice lui) in una tranquilla serata di metà Novembre. (Continua a leggere)
Il pianista cubano Aruan Ortiz, ancora poco noto da queste parti, è un perfetto esempio di musicista moderno. Si è distinto in molteplici contesti (jazz maintream latino e non, composizione contemporanea, ensemble dal taglio più sperimentale, composizione e improvvisazione), da leader e da sideman, affinando nel processo tutte le sue doti dopo averle affinate alla corte di maestri come Greg Osby, Terri Lyne Carrington, Oliver Lake, Rufus Reid, Don Byron e altri ancora. (Continua a leggere)
Concerti come quello sentito domenica scorsa spiegano meglio di altri il successo di una manifestazione ormai consolidata come Aperitivo in Concerto, che quest’anno ha vissuto una sequenza di date regolarmente sold out, quasi indipendentemente dalla musica proposta sul palco del teatro Manzoni, riuscendo nel tempo a creare un rapporto fiduciario con il proprio pubblico, ormai sicuro della buona qualità dei progetti musicali presentati. (Continua a leggere)
Quando fu annunciato Dave Douglas come nuovo direttore artistico di Bergamo Jazz, confesso di aver avuto qualche perplessità . Intendiamoci, massima stima, in generale, per lui: si tratta di un trombettista straordinario e, più in generale, di un artista poliedrico con tutti i crismi del grande leader. (Continua a leggere)
Si è svolta nel pomeriggio di sabato la conferenza stampa di presentazione della tradizionale manifestazione jazzistica bergamasca, alla presenza del nuovo direttore artistico Dave Douglas, dell’addetto stampa Roberto Valentino e di un rappresentante della amministrazione cittadina. Giunto all’edizione numero 38, Il festival si svolgerà nella settimana che va dal 13 al 20 Marzo nella collaudata struttura organizzativa, che prevede cioè, oltre alle tre serate del fine settimana al Teatro Donizetti, una cornice di manifestazioni collaterali (proiezione di film a soggetto jazzistico, incontri formativi con le scolaresche cittadine e concerti) da svolgere in altre sedi sparse per la città , tra cui l’Auditorium di Piazza della Libertà e il Teatro Sociale in Città Alta. (Continua a leggere)
Ci sono dischi che probabilmente per ciascuno di noi hanno segnato per sempre il proprio rapporto con il jazz, creando un legame di passione e di amore indissolubile verso questa meravigliosa musica. Per il sottoscritto, il concerto registrato dalla band di Charles Mingus nel settembre del 1964 al Festival di Monterey è uno di quelli, perciò potrei risultare in questo scritto sbilanciato nelle valutazioni, ma, considerato il valore oggettivo del contenuto musicale, poi non in modo così eccessivo. Dico subito che il disco ha un unico reale difetto, è registrato maluccio, cosa importante forse per chi ha un rapporto con la musica più da audiofilo che da melomane, ma non così condizionante per chi invece è abituato ad apprezzare senza alcun problema il contenuto musicale delle vecchie registrazioni dei decenni antecedenti l’ultima guerra mondiale. (Continua a leggere)