FREE FALL JAZZ

Amanita's Articles

Se scendi alla metro di Finsbury Park, proprio lì di fronte vedrai l’insegna del Silver Bullet. Mo’ non ricordo che giorno, ma di sicuro lì fanno le jam… Ma mica solo di jazz, anche rock ed “International” (che non so che significa. Forse Pop internazionale… Mah). E come suonano! Bravi davvero. E soprattutto una bella atmosfera da far sentire a casa anche dei terroni provinciali come noi: quelli della “banda del fungo”, gli Amanita. Saliti con i potenti mezzi della Ryanair dalle rive del Crati su su fino al Tamigi per tre date all’ombra del Big Sdeng! Ah… Non si chiama così?? A dirigere le Jam session di jazz al Silver Bullet c’è un tizio di colore alto e robusto, con la faccia scavata dalla vita, di quelli che sembrano burberi, ma col cuore d’oro (moooolto in fondo), capelli “arràsta” fino al culo e un sax tenore tra le labbra: lui presenta con scioltezza, invita i musicisti prenotati ad esibirsi e dirige le cose solo quando è necessario. (Continua a leggere)

Chi ci legge sarà di certo familiare col nome di Carlo Cimino: è uno “dei nostri”. Oltre ad aiutarci ad imbrattare queste pagine però, il buon Carlo suona anche il contrabbasso con gli Amanita, il cui debutto ‘Gente A Sud’ (Zone Di Musica, 2011) si è rivelato proprio un bel dischetto. E non fate i malpensanti: non lo diciamo “perché è un amico”, anzi, sarebbe stato un vero peccato non parlarvene solo per questo. Assieme a lui ci sono il chitarrista Raul Gagliardi e il batterista Maurizio Mirabelli, a chiudere un triangolo che può sembrare un limite solo ai meno attenti: “La scelta del trio è anche indirizzata verso possibili aperture in futuro: possibili ospiti che proprio una formazione come questa ti permette di accogliere senza nessun problema. A volte capita di suonare con degli strumenti a fiato e la cosa non ci dispiace affatto, anzi!”. Il loro è un jazz dalle sonorità “delicate” e a tratti persino malinconiche, ma capace anche della zampata graffiante al momento opportuno; protagonista è soprattutto l’interazione tra la compatta sezione ritmica (che pure si ritaglia i suoi spazi in prima fila) e la solista di Gagliardi, il cui tocco mi ricorda in parte quello del veterano Jim Hall: “Massimo rispetto per lui – precisa il chitarrista – ma non vi è un unico riferimento chitarristico. Apprezzo molti chitarristi diversi: da Wes Montgomery a Scofield, da Frisell a Django, da Metheny a Rosenwinckel, ma ascolto anche musica priva di chitarra e non mi cambia molto. Di solito valuto la musica pezzo per pezzo, e nel gusto una parte importante la occupa la composizione in sé. Non mi pongo tanti problemi se un pezzo viene dal rock o dal pop, o se è cantato o strumentale”. (Continua a leggere)