FREE FALL JAZZ

‘Functional Arrhythmias’ parte dall’idea di tradurre in musica le interazioni fra i vari sistemi dell’organismo – nervoso, respiratorio, circolatorio eccetera. Stravagante, dirà qualcuno. Non meno di tutto il resto della produzione del buon Steve, che ha sempre motivato teoricamente ogni sua opera. E nonostante la complessità della premessa, ‘Functional Arrhytmias’ è l’album più immediato e accessibile pubblicato dal contraltista di Chicago negli ultimi dieci anni. Tanto per iniziare, non ci sono cantanti: per brava che fosse Jen Shyu, la sua voce-come-strumento poteva risultare fastidiosa nel lungo termine. Adesso abbiamo un quartetto, dove colpisce innanzitutto la fantastica tromba del “giovane veterano” Jonathan Finlayson (un nome su cui ritorneremo), ma che in realtà è eccellente da qualsiasi punto di vista: nei ritmi funky scanditi dal discreto basso di Anthony Tidd, nelle complesse trame batteristiche di Sean Rickman, che combina legno e metallo con un attacco secco, hip-hop, per finire con l’aguzzo contralto del leader. Cinque pezzi vedono pure il contributo del chitarrista Miles Okazaki, dal suono metallico e tagliente, che si inserisce negli spazi e interagisce in contrappunti quasi à la Threadgill. La musica del quartetto/quintetto, naturalmente, trova il suo baricentro negli implacabili groove creati da basso e batteria, terreno fertile per le avventurose esplorazioni  dei due fiati: spesso in simultanea, a volte alternati, sempre sotto controllo. Esplicativo il funk muscoloso di ‘Sinews’ o l’incedere spezzato, quasi meccanico, di ‘Snap-sis’. Spesso e volentieri, durante gli assolo di Coleman, Finalyson suona una contromelodia scritta (e viceversa), e con indovinate evoluzioni si effettua la transizione all’assolo e la relativa inversione dei ruoli.

‘Functional Arrhythmias’ è cerebrale e ipnotico, certo, in accordo con l’estetica di Coleman, ma è anche più fruibile del solito, a tratti prossimo all’antico ‘Motherland Pulse’. Se siete fra quelli che hanno sempre trovato la musica di Steve troppo astratta e analitica, questo album potrebbe essere il suo cavallo di Troia per vincere le vostre resistenze.
(Negrodeath)

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