FREE FALL JAZZ

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Proprio qualche giorno fa, in un dialogo virtuale tra me e altri due prodi imbrattapagine di FFJ come Negrodeath e Maurizio, si parlava delle esibizioni dal vivo di Steve Coleman, uno che si è ormai consolidato la fama di musicista capace di alternare serate superlative ad altre in cui sembra limitarsi a svolgere il compitino o poco più. Maurizio raccontava di averlo appena visto a Saalfelden in un set dall’approccio piuttosto scolastico, il che mi metteva addosso la giusta dose di ansia, visto che io Coleman avrei dovuto vederlo a Pomigliano Jazz poco dopo. Quale versione mi sarei trovato davanti? (Continua a leggere)

‘Functional Arrhythmias’ parte dall’idea di tradurre in musica le interazioni fra i vari sistemi dell’organismo – nervoso, respiratorio, circolatorio eccetera. Stravagante, dirà qualcuno. Non meno di tutto il resto della produzione del buon Steve, che ha sempre motivato teoricamente ogni sua opera. E nonostante la complessità della premessa, ‘Functional Arrhytmias’ è l’album più immediato e accessibile pubblicato dal contraltista di Chicago negli ultimi dieci anni. Tanto per iniziare, non ci sono cantanti: per brava che fosse Jen Shyu, la sua voce-come-strumento poteva risultare fastidiosa nel lungo termine. Adesso abbiamo un quartetto, dove colpisce innanzitutto la fantastica tromba del “giovane veterano” Jonathan Finlayson (un nome su cui ritorneremo), ma che in realtà è eccellente da qualsiasi punto di vista: nei ritmi funky scanditi dal discreto basso di Anthony Tidd, nelle complesse trame batteristiche di Sean Rickman, che combina legno e metallo con un attacco secco, hip-hop, per finire con l’aguzzo contralto del leader. (Continua a leggere)