FREE FALL JAZZ

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Nato nel 1981 e poco conosciuto da queste parti, Kamasi Washington è un sassofonista, compositore e più in generale musicista che può vantare molte esperienze. (Continua a leggere)

Non pago del recente, ottimo ritorno dei Greyboy All Stars, l’altosassofonista californiano Karl Denson anzichè adagiarsi rilancia con un nuovo lavoro in proprio. E per fortuna, aggiungiamo noi: ‘New Ammo’ è clamoroso, sin d’ora corre a prenotarsi un posto in prima fila tra gli ascolti più terremotanti dell’anno appena iniziato. Chi è familiare con i precedenti lavori a nome Tiny Universe si aspetti pure “more of the same”, seppur con un impatto che prima d’oggi non è mai stato così duro. A chi si approccia alla materia per la prima volta basti sapere che per questa uscita si tratta di una formazione solidissima, con piano Rhodes, chitarra elettrica e batteria che accompagnano una frontline di 4 fiati che vede il contralto di Denson integrarsi con tromba, trombone e baritono. (Continua a leggere)

‘Functional Arrhythmias’ parte dall’idea di tradurre in musica le interazioni fra i vari sistemi dell’organismo – nervoso, respiratorio, circolatorio eccetera. Stravagante, dirà qualcuno. Non meno di tutto il resto della produzione del buon Steve, che ha sempre motivato teoricamente ogni sua opera. E nonostante la complessità della premessa, ‘Functional Arrhytmias’ è l’album più immediato e accessibile pubblicato dal contraltista di Chicago negli ultimi dieci anni. Tanto per iniziare, non ci sono cantanti: per brava che fosse Jen Shyu, la sua voce-come-strumento poteva risultare fastidiosa nel lungo termine. Adesso abbiamo un quartetto, dove colpisce innanzitutto la fantastica tromba del “giovane veterano” Jonathan Finlayson (un nome su cui ritorneremo), ma che in realtà è eccellente da qualsiasi punto di vista: nei ritmi funky scanditi dal discreto basso di Anthony Tidd, nelle complesse trame batteristiche di Sean Rickman, che combina legno e metallo con un attacco secco, hip-hop, per finire con l’aguzzo contralto del leader. (Continua a leggere)

Tra le note di copertina, uno stralcio di recensione dell’epoca dipinge i Bass Tone Trap come “la Art Ensemble Of Chicago che suona canzoni pop scritte da Ornette Coleman”, definizione che strappa un sorriso e di sicuro incuriosisce. Piccola mosca bianca all’interno del panorama inglese, il sestetto sheffieldiano nasceva dalle ceneri degli ostici De Tian, autori di un unico EP (‘Two Spires Split’) dalle forti tendenze avanguardistiche. Concluso quel progetto, Paul Shaft (contrabbasso) e Martin Archer (polistrumentista) restarono uniti, coltivando l’intenzione di virare verso sonorità più immediate: è la genesi di una storia tanto breve quanto intensa.

‘Trapping’ viene registrato nel 1983 ed è particolare sin dalla formazione, che schiera in campo due chitarre, la sezione ritmica e due sax (uno ad opera del funambolo Derek Saw, che si cimenta anche coi clarinetti, e uno ad opera di Archer stesso, che si dedica pure ad organo e violino). La musica è una miscela di jazz, rock e funk altrettanto anomala, specie perché di albionico, pur lasciando trasparire un certo amore di fondo per i Soft Machine, ha davvero ben poco, preferendo semmai guardare oltreoceano. (Continua a leggere)

Autrice di due irresistibili album negli anni ’90 (il primo in compagnia del grande trombonista Fred Wesley, di scuola James Brown/George Clinton), la Greyboy Allstars nacque su input di (appunto) DJ Greyboy, un bravo ragazzo innamorato del funk e del soul che quando metteva i dischi nei locali della bay area faceva tremare le pareti a botte di bassi pulsanti. Una volta assemblata la formazione, egli produsse il primo album e si limitò a sporadiche collaborazioni negli episodi successivi (tra cui l’ottimo ritorno ‘What Happened To Television?’, arrivato nel 2007 dopo ben dieci anni di pausa), lasciando il gruppo libero di camminare sulle proprie gambe con un sound dal tiro micidiale, che si abbeverava  soprattutto a jazz funk e soul jazz. E da soli ancora oggi camminano benissimo, d’altronde si tratta di musicisti dalla comprovata esperienza: il sax di Karl Denson (che presta anche la voce, negli sporadici momenti cantati) tira la carretta, coadiuvato da altri ottimi figuri quali il chitarrista/cantante Michael Andrews (proprio quello dell’odiosa cover dei Tears For Fears nella colonna sonora di Donnie Darko. Qui però si “copre” con lo pseudonimo Elgin Park) e il tastierista Robert Walter (con una lista di referenze che va da Gary Bartz a Skerik dei Critters Buggin); completano la formazione il bassista Chris Stillwell e il nuovo batterista Aaron Redfield, che in realtà, a sentire certi ritmi quando pestano duro, sembrano suonare insieme da sempre. (Continua a leggere)