FREE FALL JAZZ

Credo che molti noi avrebbero qualche problema a identificare sulla cartina Trinidad-Tobago. Anzi, molti nemmeno penserebbero ad uno stato, e ancor meno al jazz. Tuttavia ci pensa il giovane trombettista Etienne Charles a colmare la lacuna, rappresentando la sua terra natale a suon di jazz! Siamo già al terzo disco, dopo ‘Culture Shock’ (2006) e ‘Folklore’ (2009), dedicato all’esplorazione del folk di Trinidad in chiave jazzistica. Nel primo disco un ottimo mainstream jazz per quintetto si colorava di melodia e ritmi caraibici mantenendo sempre un approccio molto metropolitano e “hard”; nel secondo si esploravano miti e leggende dei Caraibi in una serie di brani d’ampio respiro, con una formazione estesa. In ‘Kaiso’ l’unico brano originale è quello che intitola il disco, mentre per il resto troviamo pezzi tradizionali e celebri hit di musicisti locali, che certo non fingerò di conoscere: si tratta forse del tentativo più approfondito, da parte di Charles, di fondere cultura americana e antillana. Il sestetto di base comprende nostre vecchie conoscenze come Brian Hogans (contralto) e Ben Williams (contrabbasso), che assieme a Jacques Schwartz-Bart (tenore), Sullivan Fortner Jr. (piano) e Obed Calvair (batteria) avevano già dimostrato un’ottima intesa nel disco precedente.

‘Kaiso’ rilegge, attraverso una moderna consapevolezza e sensibilità post-Marsalis, il concetto di spanish tinge nel jazz: l’afro-cuban sound teorizzato e praticato da Dizzy Gillespie, Horace Silver e le sue composizioni funky intrise di latinismi, il gusto esotico ellingtoniano. Quasi tutti i membri della band si alternano alle percussioni, e tanto il piano quanto il contrabbasso lavorano spesso e volentieri sulla percussività: ecco il segreto dell’inesauribile energia di questo album. Etienne Charles poi suona con una gioia contagiosa, quasi infantile, e in questo ricorda proprio Gillespie; gli fa da contraltare il tenore hard e rollinsiano di Schwartz-Bart, mentre Brian Hogans sceglie spesso un fraseggio più fluido e blues. Melodie e groove caraibici stratificati pervadono ogni cosa, a partire dall’apertura ‘Kaiso’, un brano insolitamente cupo che crea il giusto senso di attesa. ‘Ten To One Is Murder’ è un avventuroso post-bop tropicale con un buffo e spiazzante coro e fantastici solo incrociati di tromba e sax. ‘Teresa’ e ‘Rose’ vedono la tromba solitaria del leader accompagnata da una sezione di archi che non perdono il colore tropicale ma anzi, ne danno una versione nostalgica e cinematografica. ‘Margie’ e ‘Sugar Bum Bum’, con un fantastico interplay di tromba, piano e percussioni, sono brani  esotici e sensuali che richiamano alla mente l’Ellington di ‘A Drum Is A Woman’. E che dire dell’irresistibile ‘Kitch’s Bebop Of Calypso’, scatenato calypso (appunto) con l’istrionico e buffissimo cantato di Lord Superior che racconta la nascita del bebop con nomi, cognomi e tanto humor?

Splendidamente concepito, composto, suonato e arrangiato, ‘Kaiso’ è la conferma definitiva del grande talento di Etienne Charles, che inietta il folk della sua terra nel tessuto del jazz contemporaneo senza alcuna concessione alle banali trappole acchiappaturisti della world music. Calypso, avventuroso mainstream, ballate orchestrali, rievocazione e trasfigurazione del jambo caribe di Gillespie: gli ingredienti sono tanti e saporiti, la mano del cuoco farebbe invidia a Gordon Ramsey. Avanti! O, come dicono nei Caraibi, kaiso!
(Negrodeath)

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