FREE FALL JAZZ

David Gilmore, chitarrista come il bel più famoso e quasi omonimo David Gilmour dei Pink Floyd, vanta ormai una carriera importante, fra collaborazioni che ne evidenziano innanzitutto la versatilità (Geri Allen, Wayne Shorter, Don Byron, Cassandra Wilson, Dave Douglas, Rudresh Mahantappah…) e un apprendistato di tutto rispetto alla corte di Steve Coleman durante gli anni ’90. Meno folta, ma sempre di notevole spessore, la sua produzione da titolare, di cui ricordiamo l’ottimo ‘Energies Of Change’. Con ‘Transitions’, Gilmore approda alla Criss Cross come leader un eccellente quintetto con cui affronta un repertorio teso ad omaggiare maestri ed ispirazioni (Woody Shaw, Bobby Hutcherson, Toots Thielemann), con l’aggiunta di alcuni brani originali. La varietà, avrete capito, non manca, ma l’album non è mai dispersivo. La sezione ritmica (Victor Gould al piano, Carlo De Rosa al basso, EJ Strickland alla batteria, oltre al leader stesso) riesce a mantenere un bel groove nervoso senza risultare mai affollata nè confusa; allo stesso tempo, il gruppo si struttura secondo logiche ad incastro derivate da Steve Coleman, con metri sovrapposti, linee spigolose di sax (lo strepitoso Mark Shim) e chitarra e sorprendenti sviluppi melodici. Segnalo l’iniziale ‘End Of Daze’, ritmatissima e trascinante, i blues mutanti  ‘Bluesette’ (ospite l’armonica di Gregoire Maret) e ‘Kid Logic’ dalle screziature hip-hop, e la dilatata, armonicamente ambigua, ‘Both’. Ottimo lavoro, sofisticato ed energico.
(Negrodeath)

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