FREE FALL JAZZ

Ok, qualcuno potrebbe dire “Eammeccheccazzomenefregammè!?”, ma a quel punto non ce ne fregherebbe niente a noi. Quando abbiamo pubblicato la recensione del bellissimo ‘The Offense Of The Drum’ si parlava già della nomination per il Grammy di O’Farrill. Oggi di vittoria. Ed è vero che il Grammy è una sorta di premio istituzionale e d’industria, ma proprio qui sta il dato interessante: per essere candidato al Grammy devi avere una qualche visibilità, dei numeri dalla tua che giustifichino l’interesse della giuria. E’ un aspetto discutibile, forse, ma bisogna prenderne atto prima di entrare in argomento, perché le polemiche del tipo “vincono sempre Shorter e Corea!!!1!1″ sono vecchie e superflue. Bene, in patria O’Farrill è sufficientemente visibile da vincere un Grammy per il latin jazz. Qui in Italia è un perfetto sconosciuto. Probabilmente nessuno si sognerebbe mai di portare la sua orchestra qui in concerto, per una banale questione di costi. Magari qualche formazione più piccola – quartetto, quintetto, piano trio. Che diventerebbe la formazione di uno sconosciuto pianista vincitore del Grammy 2015, ospite di qualche piccola manifestazione, perché in quelle grandi ci sono Fiorella Mannoia in Jazz, Tony Bennett e Lady GaGa, Sting, Raul Casadei feat. Club Dogo, e magari Paolo Fresu con il suo progetto dagli ingaggi fuori mercato e pure coperti da soldi pubblici. Tutte cose, a naso, ben più costose di una delle migliori orchestre jazz del mondo. Disagio? E’ comprensibile…
(Negrodeath)

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