FREE FALL JAZZ

Johnny Griffin's Articles

Eddie “Lockjaw” Davis e Johnny Griffin furono, oltre che grandi musicisti, pure grandi amici e nel biennio 1960-1961 ne diedero prova  incidendo una serie di album per la Prestige. La “tenor battle” era stata resa celebre all’epoca del be-bop grazie alla famosa “chase” fra Dexter Gordon e Wardell Gray, ma confronti e cutting contest erano all’ordine del giorno, soprattutto dal vivo. Johnny e Lock, nel loro quintetto, non puntarono mai sul senso di sfida, piuttosto sulla conversazione che mettesse in risalto le differenze stilistiche dei due: Lockjaw era di quei tenoristi “di mezzo” (come Don Byas e Lucky Thompson) che trasportavano il suono imponente di Ben Webster e Coleman Hawkins nel be-bop, Griffin un virtuoso che controllava ogni minimo aspetto del suo strumento alla perfezione. (Continua a leggere)

Alla luce degli innegabili problemi di digestione ed evacuazione inflittici dal disgustoso Festival di Sanremo, pensiamo sia d’uopo riequilibrare le cose con questo bel tenor summit che vede schierati tre assi come Joe Henderson, Johnny Griffin e George Adams. In diretta (più o meno) dal Mt. Fuji Jazz Festival del 1988.


Quando vidi per la prima volta questo cd in un espositore fu subito chiara una cosa: lo avrei comprato già solo per la copertina, fosse anche stato un disco dei Muse (bugia, ma solo per quest’ultimo dettaglio). Poi, visti titolo, nome dell’autore, quelli di Nat Adderley e Johnny Griffin, e pure il basso prezzo, le mie già scarsissime difese si sono volatilizzate di fronte a ‘Blues For Dracula’, esordio da leader di Philly Joe Jones, noto ai più come batterista del primo quintetto stabile di Miles Davis nonché come uno dei migliori discepoli di Art Blakey.

Cosa c’entreranno mai fra loro Dracula e il jazz, potreste chiedervi. In realtà poco, ma la passione di Philly Joe per Dracula, Bela Lugosi e le imitazioni sono più che sufficienti per gettare un ponte da New York alla Transilvania, o quantomeno agli studi Universal. Così la title track parte col vigore di un tipico blues stile ‘Walkin”, salvo poi essere interrotta dal gustoso recitato del batterista. Quando il pezzo riprende, è puro hard bop swingante  con una bella interazione fra i tre fiati (Adderley, Griffin e il trombone di Julian Priester). (Continua a leggere)