Quando vidi per la prima volta questo cd in un espositore fu subito chiara una cosa: lo avrei comprato già solo per la copertina, fosse anche stato un disco dei Muse (bugia, ma solo per quest’ultimo dettaglio). Poi, visti titolo, nome dell’autore, quelli di Nat Adderley e Johnny Griffin, e pure il basso prezzo, le mie già scarsissime difese si sono volatilizzate di fronte a ‘Blues For Dracula’, esordio da leader di Philly Joe Jones, noto ai più come batterista del primo quintetto stabile di Miles Davis nonché come uno dei migliori discepoli di Art Blakey.
Cosa c’entreranno mai fra loro Dracula e il jazz, potreste chiedervi. In realtà poco, ma la passione di Philly Joe per Dracula, Bela Lugosi e le imitazioni sono più che sufficienti per gettare un ponte da New York alla Transilvania, o quantomeno agli studi Universal. Così la title track parte col vigore di un tipico blues stile ‘Walkin”, salvo poi essere interrotta dal gustoso recitato del batterista. Quando il pezzo riprende, è puro hard bop swingante  con una bella interazione fra i tre fiati (Adderley, Griffin e il trombone di Julian Priester). Il resto del disco prosegue sicuro e spedito come la più classica delle blowin’ session, con inflessioni latine (lunghe e ritmatissime versioni di ‘Ow!’ e ‘Fiesta’), standard davisiani (una bella e travolgente ‘Tune Up’) e una ‘Trick Street’ che abbina velocità incalzanti e atmosfere nostalgiche.  La tromba scura e vivace di Adderley e il tenore fluviale di Griffin sono i veri protagonisti dello show, al punto che Priester è un po’ in ombra, mentre Tommy Flanagan al solito si destreggia perfettamente fra eleganza à la Teddy Wilson e blues.
“Listen to them. Children of the night. What music they make.” La più abusata delle citazioni draculesche. Pure Philly Joe, nel buffo monologo, non ci rinuncia. E certamente si addice più a lui e al jazz tutto che a quei brodi dei Cradle Of Filth.
(Negrodeath)