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Eddie “Lockjaw” Davis's Articles

Sappiamo come Bob Weinstock della Prestige favorisse il formato delle jam session, che tanti capolavori hanno dato alla storia del jazz. Si radunano i musicisti, si preparano arrangiamenti essenziali, e via, si registra, con la massima semplicità, confidando nell’intesa fra i protagonisti e nella bontà del materiale. Più o meno questi devono essere i presupposti di ‘Very Saxy’, album del 1959 che ci pone di fronte ad un problema di attribuzione: Eddie “Lockjaw” Davis e la sua band ospitano tre tenori, oppure un album dei quattro sassofonisti? Le note suggeriscono la prima ipotesi, ma alla fine poco ci importa, perché l’album è eccezionale. Oltre alla già citata formazione di Davis (quella degli storici Cookbook, ovvero Shirley Scott all’hammond, George Duvivier al basso e Arthur Edgehill alla batteria) abbiamo infatti tre ospiti incredibili: i texani Arnett Cobb e Buddy Tate e il venerato maestro Coleman Hawkins, all’epoca già cinquantacinquenne ma ancora in splendida forma. (Continua a leggere)

Eddie “Lockjaw” Davis e Johnny Griffin furono, oltre che grandi musicisti, pure grandi amici e nel biennio 1960-1961 ne diedero prova  incidendo una serie di album per la Prestige. La “tenor battle” era stata resa celebre all’epoca del be-bop grazie alla famosa “chase” fra Dexter Gordon e Wardell Gray, ma confronti e cutting contest erano all’ordine del giorno, soprattutto dal vivo. Johnny e Lock, nel loro quintetto, non puntarono mai sul senso di sfida, piuttosto sulla conversazione che mettesse in risalto le differenze stilistiche dei due: Lockjaw era di quei tenoristi “di mezzo” (come Don Byas e Lucky Thompson) che trasportavano il suono imponente di Ben Webster e Coleman Hawkins nel be-bop, Griffin un virtuoso che controllava ogni minimo aspetto del suo strumento alla perfezione. (Continua a leggere)