FREE FALL JAZZ

Il 31 Gennaio scorso è uscito l’ultimo album di Michael Wollny, ‘Weltentraum’. A fianco del virtuoso pianista di Francoforte troviamo l’amico e batterista Eric Schaefer e la new entry Tim Lefebre al contrabbasso. Non si tratta del “solito” trio di Wollny, gli [EM] (già recensiti per voi da FFJ): la contrabbassista Eva Kruse (con Michael e Eric in tutti i precedenti dischi del trio) ha preso una pausa, che dura da più di un anno ormai, per stare in compagnia della sua piccola bimba; che pare molto intelligente e passa intere giornate a… Fermo, questa è la recensione per Free Fall Jazz, quella per Chi la fai dopo…

Inutile dirvi che alle 23:59 del 30 gennaio ho iniziato a premere freneticamente sul bottone “Acquista” del sito della ACT tanto che mi è venuta una cisti che manco dopo un’estate a giocare al Metal Gear Solid in sala giochi… Già ma che hai fatto fino adesso? Ti sei dato a Mortal Combat? Naaa… ho ascoltato, ho ascoltato parecchio e iniziato questa recensione almeno cinque volte… Non riuscivo a capire da dove diavolo iniziare…

Non è una novità che Michael Wollny sce piace e sce piace assai. C’è piaciuto in Wasted and Wanted e al Festival di Montreaux dell’anno scorso. Ci piace quando è con il suo trio, gli [EM], quando è sideman per Nils Landgren, Heinz Sauer, Vincent Peirani o Joachim Kühn, e anche quando si cimenta in un post-gothic-jazz-punk-emo-rock con Tamara Helperin e la NDR Big Band (Wunderkammer e Wunderkammer XXL sono forse più lugubri e sinistri by ACT).

WELNTENTRAUM: Mondo dei sogni. Il Sogno, il mondo dei sogni. Ecco, sì, i sogni… ma non quei bei sogni tutti ghiri gori e donnine… il disco di Wollny ci parla di quei sogni sinistri, cupi, misteriosi e profondi, senza sfociare nella banalità del terrore dell’incubo… sinistre potenze che si accovacciano ai bordi del nostro dormiente subconscio o ci vengono incontro al trotto. Un sound tutto Fussli o Vernet, in pieno delirio di sturm und drang. Malvagio, sinistro, spettrale, carico di avventura e tensione sì ma squarciato da brevi sprazzi di luce radiosa che a tratti calmano e infondono pace nell’ormai tormentata mente dell’ascoltatore…

Molto diverso dai precedenti di Wollny con la formazione a tre. Se prima si privilegiava la follia convulsa e l’esplosione rocckeggiante, qui i suoni sono più distesi, vengono come da lontano: “I was looking to music that really sings to me” dice lo stesso Wollny. La batteria di Eric non picchia duro, accarezza grancassa e charleston, battendo un ritmo disteso, morbido sul quale Tim appoggia la sua sezione ritmica con una grazia e delicatezza che sembrano stonare con il suo strumento e la sua stazza.

Primo brano del disco è ‘Nacht’, che per le prime battute sembra voler augurarci i sogni d’oro ma poco dopo ci fa capire che non sarà una notte facile, facendoci sprofondare nelle tenebre a cui accennavamo sopra. ‘Be Free, A Way’ è come un’eco lugubre, un oceano ondeggiante nella notte fitta di spiriti e leggende; un veliero maledetto rulla e beccheggia verso i confini del mondo. ‘Little Person’ è una dolce pausa da queste cupe atmosfere. ‘Lasse’, ‘Fragmenth Am Sich’ sono degli abissi di scarti, profondi e tetri come l’Ade… ‘In Heaven’ è il sogno beffardo, furbo… Un malandrino, in questo pezzo gli eco degli EM. ‘Rufe In Der Horchenden Nacht’ è un giro nella Schwarzwald di notte. ’When The Sleeper Wakes’ il risveglio un po’ frastornato ma allegro del dormiente che è come tornato dagli inferi. “Hochrod” e “Muòjard” ci ributtano però nel baratro… Insomma, non è suonata la sveglia e dall’ansia ci siamo svegliati prima. Ma ‘Engel’ ci distende, ci riaccompagna dolcemente a letto, finché non ci riaddormentiamo beatamente e ci lascia andare un po’ dubbiosi… Ormai è l’alba e ‘Un Grand Sommeil Noir’ ci fa uscire dal sonno profondo per un ultimo tuffo nell’oblio… ‘Fragment An Sich II’ quasi ci desta completamente, ma suona la sveglia: è la radio e danno “God Is a DJ” di Pink… Ma che strana versione… Sogno o son desto? (Martino A.L. Spreafico)

 

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