FREE FALL JAZZ

Foto: Elena Fiorini

Poteva un’illustre media jazzistico come Free Fall Jazz mancare alla prima assoluta della Wide Orchestra, soprattutto se a venti minuti da casa e per di più gratis? Ovviamente no, ma anche fosse stato a pagamento sarebbero stati soldi ben spesi. La Wide Orchestra raduna una ventina di nomi del panorama nazionale, come Matteo Anelli, Gianni Apicella, Mauro Avanzini, Gabrio Baldacci, Sigi Beare, Silvia Bolognesi, Tony Cattano, Filippo Ceccarini, Gabriele Evangelista, Riccardo Filippi, Tommaso Iacoviello, Elisabetta Maulo, Yuri Nocerino, Daniele Paoletti e Beppe Scardino; sotto l’attenta direzione del pianista e compositore Piergiorgio Pirro, la colorita compagine ha affrontato una serie di composizioni originali più una rivisitazione di Monk, resa indistinguibile dal resto. Senza temi particolarmente orecchiabili, ma con un uso indovinato di riff che in qualche modo facilitavano l’ascolto, i brani hanno seguito modalità di sviluppo vicine alle “conduction” di Butch Morris: l’orchestrazione, l’intervento di uno o più solisti, gli scambi fra le sezioni venivano chiamati mediante segni convenzionati dal direttore, che plasma in tempo reale lo sviluppo delle trame. O almeno, questa è l’impressione ricavata dall’interazione fra Pirro e i suoi compagni. L’interessante sound della Wide ha ricordato un po’ il George Russell di ‘Electric Sonata’, un po’ Carl Stalling (il grande compositore di musiche per i cartoni Warner Bros) e ovviamente  Butch Morris. Nel penultimo brano è mancata un po’ di coesione, ma pazienza: il concerto ha lasciato ben sperare per il futuro di questa orchestra, che anno dopo anno vedrà un direttore diverso.
(Negrodeath)

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