FREE FALL JAZZ

Il merito principale dei Bad Uok, quartetto di base a Bologna, è la codifica di un linguaggio personalissimo, e la cosa non è affatto scontata, sia perché ‘Enter’ è il loro esordio assoluto, sia per l’età relativamente giovane dei musicisti (tutti under 30). La ricerca di un’impronta riconoscibile parte sin dalla configurazione della line-up, che decide di fare a meno del basso: nonostante ciò, ‘Enter’ è un disco in cui la ritmica e le basse frequenze giocano una parte importantissima, forse proprio perché il suddetto risultato viene cercato rimpiazzando il ruolo delle quattro corde con strumenti dal tono altrettanto “oscuro” come il trombone (suonato da Federico Pierantoni), il Fender Rhodes (a cura del pianista Andrea Calì), finanche, in alcuni episodi, la chitarra baritona di Leonardo Rizzi.

Per convenienza potremmo definirli avant-jazz: quello dei Bad Uok è un melting pot stilistico in cui convivono passaggi ambient e momenti intimisti (l’intro pianistica che apre il disco, formula ripresa anche nella conclusiva title-track), scorie elettroniche, free jazz e improvvisazione pura, ma anche intricate ritmiche di stampo math rock (che non sfociano mai nel jazzcore vero e proprio) e atmosfere “cinematiche”, come quelle del movimentato crescendo di ‘Congo’, uno dei due brani composti da Pierantoni (gli altri sono opera del batterista Andrea Grillini, sorta di “direttore d’orchestra” dell’intera operazione).

Il tutto, va detto, portato avanti con la massima coerenza e anche con buona maturità: il mosaico stilistico è piuttosto frazionato, ma ogni elemento trova la sua collocazione precisa e mai suona buttato lì a caso. La nuova generazione di jazzisti italiani, dinamica e aperta alla contaminazione, ultimamente sta dimostrando ottima linfa vitale grazie a nomi che abbiamo già ampiamente approfondito, come il quartetto di Caterina Palazzi, Piero Bittolo Bon, Amanita o Lorenzo Capello: aggiungete tranquillamente i Bad Uok alla lista.

PS: 10 e lode per la copertina. (Nico Toscani)

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