FREE FALL JAZZ

Ecco uno di quei concerti che fanno discutere gli appassionati alla fine dell’esibizione: siamo in presenza di un genio o di un bluff??? Qualcuno forse obietterà fortemente, ma la vivacità della musica è anche questo. L’interesse dopo aver ascoltato i suoi lavori in solo era soprattutto per l’uso del sax basso. La capacità strumentale di Colin di trarre da uno strumento impegnativo (soprattutto dal punto di vista fisico) come quello l’originalità di musiche dal forte impatto emozionale è grandiosa, ma la mancanza di temi alla fine porta forse ad una stanchezza nell’ascolto. Nonostante il mio interesse fosse portato appunto verso il sax basso, l’utilizzo del sax alto, di contro, mi è parso più interessante, in quanto ho apprezzato meglio le variazioni microtonali che utilizzava. Il suo uso della respirazione circolare con la voce, le tecniche non convenzionali, l’utilizzo dei microfoni (ben 8), creano degli spazi sonori dove il minimalismo, alla Philip Glass, la fa da padrone, ma vi si innestano anche interessanti spunti free e di avanguardia. Ripeto, dal punto di vista strumentale niente da obbiettare: Colin ha suonato e suona ancora con personaggi del calibro di Tom Waits, David Byrne e, soprattutto, Anthony Braxton e Mats Gustafsson. Mi piacerebbe vederlo all’opera con i Rova o il Saxophone Quartet per valutarlo appieno, anche se il disco realizzato con Gustafsson, che non conosco, ha ricevuto buone recensioni che sembrano confermare la sua bravura. Certo, i suoi dischi realizzati in solo sono emozionanti e catturano in una spirale l’ascoltatore, ed è quello che forse in un concerto non risalta appieno.
(Maurizio Zorzi)

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