FREE FALL JAZZ

Migliore conclusione per la Biennale Musica 2012 non poteva esserci. Il progetto di Anthony Braxton, che presentava la composizione ’355+’, si colloca sulla scia del Ghost Trance Music e del Curtain Wall Quartet: una sola composizione estesa, circa 77 minuti, dove scrittura e improvvisazione si fondono, nella quale anche la disposizione spaziale dei musicisti è essenziale per lo sviluppo della stessa. La disposizione a semicerchio, necessaria per il coordinamento tramite gesti e messaggi tra i musicisti, presenta al centro la sezione ritmica, Halvorson, Testa e Siegel; alla sinistra Dewar, Dicker, Fei, Pavone e Braxton; alla destra Rozen, Schoenbeck, Regev, Laubrock e Bynum. A Braxton e a Bynum competono i ruoli di coordinare e impartire le direzioni musicali – forse maggiormente a Bynum – ai vari musicisti. La trama sonora di partenza è generata da un forma ciclica da dove si dipartono gli strati compositivi-improvvisativi dei vari gruppi di strumenti ai quali si aggregano altri, formando dei sottogruppi autonomi sia dal punto di vista compositivo che improvvisativo, così creando una massa imprevedibile, e talvolta anche troppo ricca di sonorità. Notevoli certi dialoghi soprattutto tra tuba (Rozen) e fagotto (la superba Schoenbeck), oppure tra fagotto e trombone, con la fantastica Regev, già ascoltata con la Full Orchestra di Adam Lane. A mio gusto sono risultati meno interessanti e forse troppo stridenti con la globalità della musica i dialoghi in contemporanea dei due violini. Questa musica richiede dall’ascoltatore una forte concentrazione, ma anche delle scelte: focalizzare l’interesse verso una sezione piuttosto che l’altra, o puntare sulla globalità dell’esecuzione. L’eventuale possibilità di riascoltarla su CD sicuramente darà nuove prospettive di lettura. Sopra tutti naturalmente Braxton, ma anche Bynum (specie per le qualità di coordinatore), la Schoenbeck, la Regev e a tratti Fei, mentre l’innesto di Ingrid Laubrock, alla prima uscita, non è ancora affinato e lo si vede da come si muove all’interno del gruppo. (Maurizio Zorzi)



PS: Nessuna immagine, solo qualche copertina di dischi di Braxton autografata… Ma dov’erano tutti i fotografi della Biennale che avrebbero dovuto fare le foto e che hanno impedito agli altri di farle?

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