FREE FALL JAZZ

L’organo hammond nacque negli anni ’30 come sostituto economico dell’organo a canne e si diffuse rapidamente nelle chiese degli Stati Uniti. Da lì passò rapidamente all’arcipelago della musica nera, jazz incluso – pezzi grossi come Fats Waller e Count Basie lo utilizzarono di quando in quando, mentre Wild Bill Davis ne fu il primo specialista col suo trio chitarra-hammond-batteria. Ma se c’è un nome che più di ogni altro ha popolarizzato lo strumento, estendendone tecnica e vocabolario oltre il pensabile, quello è Jimmy Smith. Grazie a lui, l’hammond divenne uno strumento solista alla pari dei fiati, e con un inedito uso dei pedali poteva sostituire il classico walkin’ bass. Lo sbocco naturale per uno strumento così caldo ed espressivo non poteva che essere l’hard bop, ma non solo: nel sottogenere del soul jazz sarà, di lì a poco, grande protagonista. ‘The Sermon’ vede Smith alla guida della clamorosa blowin’ session che intitola il disco: venti minuti di blues in cui hammond e batteria (lo shuffle di Art Blakey è da manuale) dettano un groove implacabile e i solisti si alternano costruendo attentamente la tensione. E che solisti: i chitarristi Kenny Burrell e Eddie McFadden (poi collaboratore di fiducia di Smith), la tromba straordinaria di un giovanissimo Lee Morgan, i sax di Lou Donaldson (altro araldo del soul jazz a venire) e del sottovalutato Tina Brooks alzano progressivamente la temperatura fino ad un esplosivo finale che cita la “Walkin’” di Miles Davis. Il resto comunque non è certo un banale riempitivo, come dimostrano la veloce ‘JOS’ in cui Lee Morgan ruba la scena e gioca sul ritmo come un vero maestro, alternandosi efficacemente al contralto (!) di George Coleman, e la ballad ‘Flamingo’ con il trombettista e Kenny Burrell pronti a scambiarsi assolo ricchi di melodia.

Già solo per la title track, ‘The Sermon’ merita un posto in qualsiasi collezione seria. I prodromi di soul e funk passano anche per qui e per successivi dischi di Smith, e ritorneranno continuamente nella storia del jazz come parte integrante di in un continuum saldissimo. Groove on!
(Negrodeath)

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