FREE FALL JAZZ

hammond's Articles

Organista 75enne newyorchese, Lonnie Smith (autodeclamatosi “doctor” agli albori del nuovo millennio) regna da oltre mezzo secolo come un maestro di innovazione e sperimentazione. Poco importa se è stato lontano dalla fida Blue Note Records per quarantasei anni. Quando vi è tornato per incidere Evolution, a fine 2015, ha subito abbracciato la causa dell’attuale presidente dell’etichetta, Don Was: presentare i futuri movimenti del jazz e allo stesso tempo onorare coloro che ne hanno forgiato la tradizione. Mastro creatore di groove e consumato showman, Smith ha pensato bene di registrare All in My Mind in una dimensione live perché, come afferma lui stesso, “è difficile catturare ciò che sento in questo momento in studio”. (Continua a leggere)

Ascoltando questo disco ho avuto impressioni contrastanti. Terrò il dolce alla fine, iniziando con un poco di veleno. Premetto che non amo affatto il tango, men che meno la musica di Piazzolla che purtroppo fa capolino, ed ancor meno il tango in salsa jazz. Ammetto dunque di partire prevenuto nell’ascolto. Credo però che a prescindere dai miei gusti personali ci siano qua e là delle ingenuità strutturali nei brani, una certa mancanza di feeling dovuta certamente ad una registrazione a tracce separate e non “live” (nonostante l’ottima qualità audio), la presenza in scaletta di brani banali come Oblivion e Libertango…voglio dire, anche nel tanto odiato repertorio di Piazzola si poteva andare a pescare qualcosa di meno scontato! Detto questo le composizioni originali, che spesso presentano diversi quadri, come in un susseguirsi di scene, sono davvero interessanti. (Continua a leggere)

L’organo hammond nacque negli anni ’30 come sostituto economico dell’organo a canne e si diffuse rapidamente nelle chiese degli Stati Uniti. Da lì passò rapidamente all’arcipelago della musica nera, jazz incluso – pezzi grossi come Fats Waller e Count Basie lo utilizzarono di quando in quando, mentre Wild Bill Davis ne fu il primo specialista col suo trio chitarra-hammond-batteria. Ma se c’è un nome che più di ogni altro ha popolarizzato lo strumento, estendendone tecnica e vocabolario oltre il pensabile, quello è Jimmy Smith. Grazie a lui, l’hammond divenne uno strumento solista alla pari dei fiati, e con un inedito uso dei pedali poteva sostituire il classico walkin’ bass. (Continua a leggere)

Al Borgoclub di Genova (Via Vernazza 7/9 r., S. Martino, ore 21.00), venerdì 19 dicembre sarà la volta del trio del chitarrista Alessandro Florio Trio con due grandissimi musicisti americani, Pat Bianchi all’hammond e Carmen Intorre alla batteria (entrambi musicisti di Pat Martino). Il trio presenterà in anteprima – esclusiva del Borgoclub per il nord Italia – brani tratti dal loro prossimo cd “Roots Interchange” che vedrà la luce nei primi mesi del 2015. (Continua a leggere)

La formazione dell’organ-trio è stata popolarissima negli anni ’60, anzi, fu un cardine del soul jazz. Il modello principe era sax, organo e batteria, ma pure con la chitarra al posto del sax gli esempi non mancano. Questa premessa per dire che, scorrendo la formazione degli anglo-norvegesi Insterstate (Roy Powell all’hammond, Jacob Young alla chitarra e Jarle Vespestad alla batteria), potremmo pensare ad un riedizione moderna di detti trii, ma ci sbaglieremmo. Perché, strumenti a parte, siamo più dalle parti di un jazz-blues-rock, peraltro pregevole e inventivo. La componente jazz si avverte soprattutto nell’elasticità ritmica, grazie ad un batterista davvero dinamico e versatile, mentre la chitarra tende più verso un suono roccioso e rock: Young sintetizza bene le lezioni di John McLaughlin, Frank Zappa, Eddie Hazel e Mike Bloomfield. (Continua a leggere)

Tra un  clic e l’altro abbiamo appena scoperto questa manciata di video di uno dei nostri texani preferiti, David ‘Fathead’ Newman, registrati il 17 Maggio del 1990 in un locale di Manhattan (che probabilmente non esiste più) col nome più bello di sempre: ZANZIBAR & GRILL. Ovviamente non potevamo certo tenerli tutti per noi, e dunque eccoli qui uno dietro l’altro. Ad accompagnare il tenorsassofonista troviamo tale George Naha alla chitarra ritmica, Jon Hammond allo, ehm, hammond e lo strepitoso Bernard Purdie alla batteria, istituzione che ha lasciato il segno su un numero indefinito di dischi in ambito funk, rhythm’n'blues e soul. I brani sono: ‘Lydia’s Tune’, ‘Georgia On My Mind’, ‘Late Rent’ e ‘Pocket Funk’.

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