FREE FALL JAZZ

Wadada Leo Smith è di nuovo fra noi con un mastodontico disco doppio, ‘The Great Lakes Suite’. Come si può immaginare dal titolo, il trombettista stavolta si è ispirato ai grandi laghi del nord degli Stati Uniti. Ad accompagnare Leo Smith troviamo John Lindberg (contrabbasso) e Jack DeJohnette (batteria), entrambi già compagni del leader in diverse occasioni. La splendida batteria di DeJohnette, attentissima alle esigenze dell’atmosfera e del solista del momento, amplifica la varietà della tessitura sonora in tandem con le robuste contromelodie del contrabbasso. La frontline invece viene completata dal sax e dai flauti di Henry Threadgill, per la prima volta assieme a Smith. I fiati sono liberi di spaziare in lungo e in largo su fondamenta solide e reattive, impegnati in archi melodici di grande espressività e melodia (Smith) o in traiettorie oblique, graffianti col sax, esotiche col flauto (Threadgill). Tutte quante le suite sono caratterizzate da temi ariosi, enunciati in maniera placida e serena, ma l’interazione del gruppo poi porta la musica verso direzioni inaspettate e sorprendenti, all’insegna della più ampia escursione dinamica – nei ventidue minuti di ‘Lake Michigan’, per esempio, c’è ampio spazio per variare intensità, suono di gruppo, tensione e allo stesso tempo mantenere un’invidiabile coerenza complessiva. Volendo, è un modo per tradurre in suoni l’idea di una vasta superficie d’acqua, calma in apparenza, ricca di turbolenze sotto la superficie, geograficamente circoscritta in uno spazio definito.

Wadada Leo Smith conferma il suo splendido stato di ispirazione e pubblica uno dei più bei dischi del 2014.
(Negrodeath)

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