FREE FALL JAZZ

Filthy McNasty è il nome perfetto per un vecchio sporcaccione. Oppure per un nemico di Paperon De’ Paperoni. Ma come, spero, quasi tutti i nostri cinque lettori sapranno, è in realtà il titolo di un capolavoro di Horace Silver. Prendiamo a prestito questo nome, quello del più simpatico e caricaturale fra i personaggi inventati da Horace per intitolare alcuni suoi classici, per una nostra rubrica a cadenza irregolare. Una rubrica che sarà sporca, brutta, zozza e divertente. Non perché dedicata a Russ Meyer (anche se, ascoltando la soundtrack iniziale di Lorna, un pensierino…), ma perché volta al fastidio, alla polemica e all’irriverenza. L’argomento? Beh, un po’ di tutto quello che non ci piace, che si prende troppo sul serio e che sia connesso in qualche modo con la nostra musica. Se c’è una cosa che ammorba il jazz (e limitrofi) in Italia, è la cappa mortale fatta di accademismo, seriosità, buonismo, provincialismo, autismo, salutismo, satanismo e chi più ne ha più ne metta. Noi, protetti dall’anonimato e dalla completa irresponsabilità internettara, lanceremo sassi e nasconderemo il cavalcavia. E intanto rimettiamo su ‘Doin’ The Thing At The Village Gate’.

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