FREE FALL JAZZ

Mary Halvorson ha fatto molto parlare di sè, giustamente, negli ultimi anni, grazie al suo indiscutibile talento di chitarrista, compositrice e leader – un fatto che le permette di contare su un buon numero di musicisti fidati. ‘Illusionary Sea’ è solo un altro tassello nel mosaico dell’attività della Halvorson, casualmente quello più ambizioso visto che schiera un settetto: ovvero, il rodatissimo quintetto con l’aggiunta di un tenore (Ingrid Laubrock) e di un trombone (Jacob Garchick). Certo, sarebbe stato facile scrivere un disco stile “quintetto più ospiti”, ma la scrittura ambiziosa della chitarrista e la sua intesa coi musicisti scongiurano il pericolo di un disco di maniera. I tratti caratteristici ci sono tutti, uno in particolare: nonostante il curriculum e un approccio alla scrittura, in linea di massima, molto avanzato, la musica della Halvorson è sì cerebrale, ma anche accessibile a chi non abbia frequentato i corsi all’AACM. I brani contengono ampi spazi per gli assolo e le complesse interazioni di gruppo, con le voci disposte attentamente per evitare caos e sovrapposizioni sconclusionate. Un rigore geometrico che non implica freddezza, perché i contenuti melodici sono al solito brillanti e l’affiatamento dei sette fa il resto. Possiamo prendere lo strano blues ‘Red Sky Still Sea’, con morbidi fiati e passo rilassato, o la mutevole ‘Fourth Dimensional Confession’, che culmina in un magnifico solo di Jonathan Finlayson su complessi scambi batteristici di Ches Smith, ma sarebbe inutile: ogni brano è lungo, ricco di soprese e di strutture dinamiche, con  cambi di direzione graduali e sempre avvincenti.

Mary Halvorson ha fatto centro di nuovo, confermandosi uno dei maggiori talenti del panorama contemporaneo. Se vi par poco…
(Negrodeath)

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