FREE FALL JAZZ

La pietra miliare del batterista Adam Cruz è nientemeno che il suo album d’esordio, pubblicato a quarant’anni – buona metà dei quali spesi a suonare con una marea di nomi del jazzarama americano, fra cui Chick Corea, David Sanchez, Chris Potter e Danilo Perez (di cui è il batterista di fiducia). Per la sua prima sortita in solitario, Cruz assembla una formazione estesa e interessante dalle molte voci (tre sax, chitarra, piano, basso, oltre alla sua batteria) e scrive nove composizioni di ampio respiro che mettono in evidenza un talento davvero notevole. ‘Milestone’ è essenzialmente un grande album di post-bop, screziato di sonorità latine ma lontano dal mondo del latin jazz vero e proprio. Perché ritmi latini e melodie latine sono presenti, sì, ma non diventano mai davvero preponderanti; piuttosto, danno un colore particolare a questo e a quel passaggio. E il colore è uno degli aspetti essenziali di questo album, a partire da quelli della batteria, ricchissima di sfumature e sempre al servizio del suono di gruppo. Gruppo che vede nel tenore maestoso di Chris Potter e nel piano di Edward Simon due attori di primissimo piano, ben supportati da Cruz stesso e dal basso di Ben Street: una sezione ritmica mutevole ed elastica, carica di groove e capace di controllare la dinamica d’insieme con grande sensibilità. Su un simile tappeto di lusso, a volte morbido, altre più denso e ribollente, viaggiano i  vari solisti. Come già detto, Potter si prende la parte del leone, visto che suona su tutti i brani; a seconda dei casi lo affiancano Steve Wilson al soprano o Miguel Zenon al contralto. I brani sono tutti complessi e ambiziosi, non di rado oltre i dieci minuti, come sentiamo nella bellissima ‘Secret Life’, introdotta dalla sola sezione ritmica latina su cui entrano i fiati per declamare un tema gioioso e leggero; Potter procede spedito verso l’acme con un lungo assolo ricco di sorprese, fra melodia e momenti più aguzzi e metallici; la tensione si abbassa quando piano e chitarra rilassano l’atmosfera, che si fa crepuscolare prima che i sassofoni tornino con il tema e la sezione ritmica concluda le danze con una coda esotica. Si tratta del brano che meglio sintetizza le grandi virtù di questa band, ma potremmo citarne degli altri: il saltellante funky-hop di ‘The Gadfly’, la notturna ed esotica ‘Crepuscular’, il blues latineggiante di ‘Emjè’ che ricorda certo Horace Silver e il primo, migliore Chick Corea.

‘Milestone’ è quindi un grande album di post-bop, dove composizioni epiche di ampio respiro sono messe a disposizione di grandi solisti scelti con la massima cura… e viceversa, splendido per il suono d’insieme, per la ricchezza dei dettagli, per una “alma latina” suggerita ed evocata da un interessante gioco di tira e molla. Avanti così!
(Negrodeath)

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