FREE FALL JAZZ

La serata inaugurale del Massarosa Jazz Festival viene aperta da un veterano del jazz europeo come Franco D’Andrea, alla guida del suo nuovissimo sestetto. Una formazione nata in circostanze quasi casuali (leggerete prossimamente nell’intervista) che, pure dal vivo, tiene fede al concetto di ‘Traditions And Clusters’ che dà il titolo all’album: da un lato la tradizione del jazz, dall’altro la costruzione di qualcosa di personale e originale, di nuovi clusters partendo da quella tradition. Esemplare in tal senso una frontline a base di sassofono (Andrea Ayassot), trombone (Mauro Ottolini, che fa un grande uso di sordine per ottenere gli effetti più disparati) e clarinetto (Daniele D’Agaro), ognuno dei quali libero di improvvisare in un suo spazio, secondo la prassi della polifonia tipica del jazz anni ’20, di King Oliver e del primo Louis Armstrong. A sostenere l’improvvisazione collettiva ci pensa del materiale, nella prima parte di concerto, forse un po’ troppo astratto. I sei lavorano sul suono d’insieme, senza una scansione ritmica evidente né un tema esplicito o una melodia un po’ più afferrabile: ne esce una musica altamente cerebrale ma, purtroppo, poco coinvolgente. Le cose cambiano nettamente con l’esecuzione di standard come ‘Caravan’ ed ‘Epistophy’: stessa libertà e interazione fra le parti, ma con linee guida più salde date da una forte melodia (sempre ben sviluppata negli assolo, simultanei o meno) e da alcuni passaggi arrangiati. Il risultato, in questi casi, è davvero magnifico e a mio giudizio molto più vicino all’idea di Tradizioni&Clusters rispetto alla prima parte. Sarebbe davvero bello a questo punto sentire lo stesso sestetto alle prese con un repertorio di originali “forti”, capaci di organizzare al meglio le complesse improvvisazioni. Ci contiamo per il prossimo disco e il prossimo tour! E intanto, pur con gli appunti espressi poco fa, promuoviamo l’esibizione del grande pianista di Merano e dei suoi abilissimi colleghi.
(Negrodeath)

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