FREE FALL JAZZ

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Normalmente, quando facciamo un Picture This, scriviamo due paroline due per introdurre musicista e filmato, niente di che. Stavolta però è il caso riportare integralmente il commento del nostro Riccardo Facchi a questo splendido concerto del Modern Jazz Quartet. (Continua a leggere)

La serata inaugurale del Massarosa Jazz Festival viene aperta da un veterano del jazz europeo come Franco D’Andrea, alla guida del suo nuovissimo sestetto. Una formazione nata in circostanze quasi casuali (leggerete prossimamente nell’intervista) che, pure dal vivo, tiene fede al concetto di ‘Traditions And Clusters’ che dà il titolo all’album: da un lato la tradizione del jazz, dall’altro la costruzione di qualcosa di personale e originale, di nuovi clusters partendo da quella tradition. Esemplare in tal senso una frontline a base di sassofono (Andrea Ayassot), trombone (Mauro Ottolini, che fa un grande uso di sordine per ottenere gli effetti più disparati) e clarinetto (Daniele D’Agaro), ognuno dei quali libero di improvvisare in un suo spazio, secondo la prassi della polifonia tipica del jazz anni ’20, di King Oliver e del primo Louis Armstrong. A sostenere l’improvvisazione collettiva ci pensa del materiale, nella prima parte di concerto, forse un po’ troppo astratto. (Continua a leggere)

Oggi che il jazz pre-bop viene idiotescamente negletto in favore di non si sa bene cosa, è più che mai importate rispolverare i colossi. Gente come Lester Young, che ha tracciato con apparente noncuranza una serie di vie fondamentali per l’evoluzione successiva del linguaggio jazzistico. Solitamente la parte Verve della carriera di Lester Young viene considerata di minor pregio rispetto al periodo con e parallelo alla militanza nell’orchestra di Count Basie, ma si tratta di un luogo comune e basta. Prova ne sia questa bella sessione, una data in trio incisa nel 1946, che vede Lester Young con Buddy Rich alla batteria e Aye Guy – ovvero Nat “King” Cole costretto a incidere sotto pseudonimo, probabilmente per motivi contrattuali – al pianoforte. Si tratta di un set fatto di standard e di un brano originale, il blues “Back To The Land“, firmato da Lester stesso. (Continua a leggere)