FREE FALL JAZZ

“Il carbonio è un elemento notevole per vari motivi. Le sue differenti forme includono una delle più morbide (grafite) e una delle più dure (diamanti) sostanze conosciute dall’uomo. Inoltre, ha una grande affinità per i legami chimici con altri atomi leggeri, tra cui il carbonio stesso, e le sue piccole dimensioni lo rendono in grado di formare legami multipli […]. Queste proprietà permettono l’esistenza di 10 milioni di composti del carbonio” (estratto da Wikipedia.org alla voce “Carbonio”). Non credo ci sia metafora migliore per definire il mondo musicale di Mirko Onofrio: musicista, compositore, arrangiatore e gran geniaccio capace di danzare sul filo del rasoio, in bilico tra materiali musicali diversissimi, ma con naturalezza, competenza e grande cuore. Duro come un diamante, sperimentale e violento, ma anche morbido come la grafite, autore e arrangiatore di canzoni. La sua immaginazione vulcanica crea legami chimico/musicali imprevedibili: il nostro eroe è implicato in ogni tipo di collaborazione e si trova a dialogare con musicisti classici, jazzisti, DJ, rockettari, attori, ballerini in calzamaglia, urlatori, autori e cantautori, videomakers, registi.

Da tre anni collabora (come polistrumentista ed arrangiatore) con Dario Brunori, cantautore calabrese che, spiega Mirko, “ha esportato in tutta l’Italia il suo progetto senza mettere per forza avanti argomenti come il peperoncino, la ‘nduja o la ‘ndrangheta e colpendo così dritto al cuore di un pubblico decisamente esteso e trasversale” …E poi? Poi ha messo lo zampino in tanta musica e tanti dischi: ”The Secret Bond’ dei Miss Fraulein, ‘This Is The Water’ di Kyle, ‘Un Meraviglioso Declino’ di Colapesce e ‘Saliva’ di Maria Antonietta. …E poi? E poi c’è un sito da consultare, che è vuvvuvvù punto mirkoonofrio punto com: mica posso dirvi tutto io!

Ma prego signori accomodatevi: dietro il vetro, lì seduto, c’è il ceffo di cui vi ho parlato. Lui non può vedervi, ma voi sì. Tra poco entrerò in quella stanza e lo interrogherò, dovrà confessare prima o poi: quale banda di efferati criminali si nasconde dietro la sigla ‘Red Basica’?

Allora Mirko: cos’è Red Basica?
Da ragazzino invece di giocare a calcetto passavo le giornate a compilare meticolosamente intere computisterie con la discografia completa di band che m’inventavo di sana pianta con tanto di copertine, tracklist, credits, personnel e ringraziamenti. Dunque da un punto di vista squisitamente personale Red Basica è la prosecuzione di un’ambizione infantile in un senso ludico e ri-creativo. Ma parlando del presente immagina una piovra! La testa sono io con le mie composizioni nero su bianco mentre i tentacoli sono circa una trentina di musicisti che, interscambiandosi strategicamente, danno di volta in volta luogo a formazioni sempre diverse e spesso irripetibili (dal solo a compagini più allargate) tramite cui il mio pensiero ha modo di prolungarsi. Le acque predilette sono ora quelle del jazz o della musica da camera, ora quelle del pop o della musica sperimentale in un senso che non è mai stretto ma anzi sempre lato e trasversale. Insomma una sorta di famiglia allargata, di collettivo autarchico, di laboratorio permanente in cui mi ritaglio il tempo e la possibilità di dedicarmi alla mia attività di compositore e band leader, creando e mantenendo legami con colleghi di cui ho particolare stima musicale. Certo sarebbe bello se ognuno degli efferati criminali coinvolti in questa sorta di melting pot facesse più o meno la stessa cosa come accadeva una volta con realtà come la Jazz Composers Orchestra o l’A.A.C.M., ma trovo che ci sia sempre più la tendenza a marcare il proprio territorio con l’illusione di rafforzarsi, cosa che a mio avviso, quello forse di un romantico incallito e un po’ presuntuoso, dà luogo ad una vera e propria disconnessione sinergica tra i membri di una scena musicale oltre che ad una certa pigrizia creativa.

‘Les Premiers Plaisirs” è un disco bello e vario, direi onnivoro. Che storia c’è dietro?
La storia di una passione, frutto di quanto si è detto poc’anzi, che aveva fretta di venir fuori ma che appena uscita dall’utero si è immediatamente, per così dire, ritratta. Sono circa 64 minuti di musica generosamente registrata tra l’Italia e la Francia, in cui metto insieme brani sia strumentali che vocali e di cui su un piano artistico sono stato e rimango pienamente soddisfatto. Il problema, per cui di fatto si può parlare di un clamoroso fiasco, da una parte è stato relativo alla mia totale mancanza di strategia autoproduttiva e dall’altra l’ingenuità frettolosa, sempre del sottoscritto per carità, di mettermi nelle mani della prima etichetta arrivata per tentare di mettere una pezza. Dopo quest’episodio credo di avere imparato la lezione. Ciò detto, vorrei però invitare ad una maggiore professionalizzazione ed attenzione artistica gli eventuali aspiranti al mestiere di management e booking, ahimè diffuso poco e male nella nostra regione.

Tu sei tu perché sei tu, ma non saresti tu senza di loro: spiattellaci qui, senza pudori e paure, dieci artisti che hanno fatto in modo che tu sia tu.
Beatles, Genesis, Crosby Stills Nash & Young, Carla Bley, Robert Wyatt, Hermeto Pascoal, Erik Satie, Francesco Landini, Gianluigi Trovesi, Jeremy Steig.

(Intervista a cura di Carlo Cimino)

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