FREE FALL JAZZ

Di Janice Finlay, sassofonista di Winnipeg, Canada, ho apprezzato molto l’esordio, quello ‘She’s Hip’ che divertiva sin dal titolo: tutt’altro che “di tendenza”, conteneva infatti dell’ottimo bop che sembrava letteralmente schizzato fuori da un’altra epoca. Ma quella è storia di quasi dieci anni fa: nel frattempo la sua ancia ha fatto capolino su diversi palchi anche fuori dall’ambiente jazz seguendo un’agenda fitta di impegni, esperienze che in un modo o nell’altro si riflettono in questo ritorno a ben due lustri dal debutto.

A dire il vero ‘The Houston Shuffle’, travolgente post bop con cui il quintetto apre le danze, lascia intendere che il discorso riprenda esattamente dove si era fermato con l’album precedente, ma andando avanti diventa chiaro il tentativo di alzare l’asticella. I risultati sono alterni: se molto buone sono le sfumature esotiche della title-track, guidata da un vivace flauto suonato dalla stessa Janice, per il resto ci si perde tra qualche ballad che lascia il tempo che trova (fa eccezione una buona rilettura di ‘Bye Bye Blackbird’, unico non originale in programma) e momenti in cui il sax non graffia e viaggia col freno a mano un po’ tirato, come a voler creare una sorta di bop digeribile anche dagli amanti delle sonorità più morbide e “da salotto”. Poco male: la novità migliore viene infatti servita alla fine, nei 16 minuti di ‘A Harbinger Of Swing To Come’, articolata composizione in due movimenti che la musicista aveva concepito qualche anno fa per la Winnipeg Jazz Orchestra. La partenza, tra bop e spruzzate swing, svela di nuovo la Finlay migliore, confermando definitivamente quella versatilità che in altri momenti non convinceva del tutto, mentre il secondo movimento, più calmo, conclude il lavoro con classe.

In definitiva, un ritorno di certo non esente da pecche, ma i momenti migliori valgono la candela: se pensate possa essere la vostra tazza di thé, dargli una possibilità non sarebbe una cattiva idea. (Nico Toscani)

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