FREE FALL JAZZ

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Con un ensemble di sette elementi provvisto di chitarra (Luke Bergman, fondatore del complesso), sassofono tenore (Neil Welch), “chango” (ovvero uno strumento analogico, suonato e inventato da Brandon Lucia) e ben quattro batterie (Chris Icasiano, Evan Woodle, Kristian Garrard e Thomas Campbell), i King Tears Bat Trip rappresentano una delle novità più sconcertanti e al contempo interessanti di tutto il 2012.

Attivi già da qualche tempo nell’ambiente underground di Seattle, il settetto ha esordito solo quest’anno con il proprio debutto eponimo (in realtà registrato “in unedited, live studio takes” risalenti al 16 e al 18 aprile 2011), pubblicato prima in formato digitale tramite la Table & Chairs a marzo e stampato finalmente in vinile dalla Debacle a novembre, facendo istantaneamente urlare al miracolo gli amanti delle sonorità più eversive del jazz e del rock. Per quanto infatti la musica dei King Tears Bat Trip conservi un profondo legame con gli stilemi free jazz (come dimostrato soprattutto dal ruolo di protagonista giocato dal sassofono di Welch – di stampo inconfondibilmente ayleriano -, nonché dal formato free-form delle composizioni dell’album, basate fortemente sull’improvvisazione dei musicisti), il lavoro del complesso valica le frontiere del genere grazie a un lavoro ritmico e rumoristico che riporta alla mente alcuni degli esperimenti più selvaggi nell’ambito rock: le ritmiche afro delle percussioni, dotate di un sapore tribale e quasi sciamanico, evocano lo spettro del Pop Group, mentre le dissonanze della chitarra e del chango portano alla luce un’eredità noise che va dai Boredoms agli Shit & Shine. (Continua a leggere)