FREE FALL JAZZ

Joel Holmes viene considerato uno dei talenti emergenti del panorama contemporaneo. Dal momento che una delle dodici date del suo tour italiano era proprio dalle mie parti, mancare sarebbe stato poco carino. Ad accompagnare il pianista americano ci sono due nostri connazionali, Stefano Senni (contrabbasso) e Pietro Valente (batteria): i tre si sono conosciuti in India nel 2008 e hanno già fatto due tour assieme. Finite le note biografiche, restano quelle musicali (…). E allora posso dire che il concerto è stato energico e molto coinvolgente. Holmes è ispirato chiaramente da McCoy Tyner, e parlano chiaro la sua mano sinistra vigorosa, gli accordoni pesi, le velocissime fughe di note su per scale e modi che vanno al di fuori dei confini del brano, il radicamento nel suono negro e percussivo, l’onnipresenza del blues; allo stesso tempo emerge un gusto per il ghirigoro, l’abbellimento, lo svolazzo dal tocco lieve e cristallino, che ricorda molto Art Tatum e soprattutto Oscar Peterson. La compattezza del trio è ben rodata, lo si capisce subito. Il repertorio della serata prevede una serie di brani originali a me sconosciuti, ma tutti all’insegna di post bop ritmato e veloce, con i relativi momenti di calma che sono preludio a nuove progressioni potenti e aggressive. Una ‘Round Midnight’ rarefatta, in certi punti ai limiti del downtempo (ma un downtempo come lo suonerebbe Oscar Peterson, appunto), molto suggestiva, e una trascinantissima ‘Perdido’ sono due fra i momenti più riusciti della serata, ma sarebbe ingiusto non citare pure il bel pezzo originale composto dal batterista – un brano articolato e ritmicamente convulso, ispirato all’India e vicino a certe cose del McCoy Tyner anni ’70. Una  bella serata, peccato solo che i dischi fossero orami esauriti e ora mi tocchi ordinarli da CdBaby. (Negrodeath)

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