FREE FALL JAZZ

Mi ero imbattutto in Greg Ward, giovane sax contralto di Chicago, nel progetto ‘People, Places And Things’ del batterista Mike Reed (ne riparleremo diffusamente, promesso. Forse). Dato questo brillante precedente, e considerate anche le buone recensioni lette online, mi sono fiondato senza patemi sul suo album di debutto, perché di solito mi fido di me e ci azzecco. ‘South Side Story’ nasce come sintesi delle esperienze accumulate sinora da Ward, esperienze che lo hanno visto a fianco di Al Jarreau, Von Freeman, l’elettronica dei Prefuse 73, il già citato Mike Reed e altro ancora. Ma la strada per l’inferno è lastricata di buone intenzioni, si sa. Infatti le qualità sassofonistiche di Ward non sono minimamente in discussione, quelle compositive non sono affatto banali, però è evidente che qualcosa, da qualche parte, sia andato clamorosamente storto se il disco suona così formale, freddo e poco coinvolgente.

Le composizioni, complesse e ricche di spunti, soffrono di due grossi problemi: il primo è una tendenza eccessiva al dramma, all’epos, alla pesantezza, sia che si tratti di pezzi quasi totalmente acustici, sia che entrino in gioco chitarre distorte (praticamente metal, a tratti) ed effettistica; il secondo, una sezione ritmica rigida e statica che, dopo un po’, annoia. Nell’alternarsi continuo di grandeur e minimalismo, squarci cameristici e impennate elettriche, ampollosità classicheggianti e aggressivi momenti free, nel suono limpido e immacolato, si ha quasi l’impressione di ascoltare una band prog rock (il che è male) prodotta dalla ECM (il che, se possibile, è pure peggio). Ah, dimenticavo: le tastiere hanno un datatissimo suono fusion-riccardonesco anni ’80. E’ difficile dire se la cosa sia voluta per ottenere un effetto di straniamento temporale, o se sia il tentativo mal riuscito di dare un tocco futuristico all’album. Fatto sta che questa scelta scellerata non giova affatto alla riuscita del disco, anzi, aggiunge gli ultimi chiodi nella bara.

Alla fine quello che brilla e lascia il segno, in ‘South Side Story’, è solo il bel sassofono di Greg Ward. In questi giorni sta per uscire il suo secondo lp, in trio – una scelta che fa ben sperare, già solo per l’assenza delle odiose tastieracce. (Negrodeath)

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